Ripresa economia: la crescita è solo un miraggio?
Ripresa economia: la crescita è solo un miraggio?
In questi ultimi anni il sistema economico mondiale ha affrontato le asperità di un ciclo recessivo violento; al quale va associata una coda lunga di stagnazione della domanda. L’offerta eccessiva di un mercato divenuto iniquo, ha messo in dubbio persino le principali teorie economiche dell’autoregolamentazione. Oggi, dopo quasi un decennio di crisi, istituzioni internazionali e analisti sembrano paventare una solida ripresa globale. Siamo sicuri sia davvero così? Qual è il reale stato dell’economia odierna?
Ripresa economia: i rischi all’orizzonte
Invero, l’orizzonte dell’economia mondiale non sembra esser del tutto terso. Una ripresa debole, la rinascita del nazionalismo e del protezionismo, i nuovi disordini bellici e civili internazionali, palesano una convalescenza in divenire. Inoltre, la rivoluzione dell’industria digitale ancora da completare, segna il guado per una riconversione autentica, tra vantaggi e svantaggi, della forza lavoro.
Ripresa economia: competitività delle imprese e costo del lavoro
All’interno di uno dei capitoli principali del World Economic Outlook, il Fondo monetario internazionale (FMI) denuncia un calo annoso dei salari. Tra il 1991 e il 2014, la quota delle buste paga si è ridotta in 29 delle 50 principali economie del pianeta. Una tendenza che ha colpito in particolare i settori del manifatturiero, delle comunicazioni e dei trasporti. Il rapporto enuclea come un terzo della contrazione storica degli emolumenti si sia sostanziato a causa dei necessari adempimenti tecnologici nella filiera complessiva.
Questo colpo al cuore della competitività dell’impresa è figlio di un crescente costo della produttività del lavoro a dispetto di un rallentamento delle retribuzioni. Gli Stati occidentali, specie quelli con un elevato Debito pubblico, faticano ad assorbire l’eccesso di manovalanza divenuta cara. La dinamica del Costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP), in alcuni dei principali Paesi dell’Unione europea, suffraga la tesi di uno squilibrio generale.
Fatto questo quadro d’insieme è d’obbligo, tuttavia, sottolinear anche altro.
Ripresa economia: le buone nuove
Il corpaccione dell’economia ha, tenuto conto di quanto mostrato in precedenza, invertito la spirale anti-ciclica. “L’economia mondiale ha acquistato slancio sin dalla metà dell’anno scorso”. Lo ha affermato Maurice Obstfeld, direttore delle ricerche FMI.
Le previsioni generali di crescita dell’istituzione finanziaria, per la prima volta nella storia recente, sono state riviste al rialzo. Il PIL globale crescerà del 3,5% nel 2017; del 3,6% nel 2018. Si era fermato a quota 3,1% nel 2016. “L’accelerazione avrà una base compatta, ancorata allo sviluppo dei paesi emergenti e di quelli a basso reddito, dove abbiamo visto buoni margini di guadagno nelle principali aree del commercio”.
Le leve produttive dei Paesi emergenti sembrano rappresentare i nuovi stantuffi della ripresa macroeconomica. Un sintomo di ciò? Il balzo all’insù del tasso dell’inflazione. Tale indice rinvigorito, quanto parzialmente drogato dall’aumento del prezzo del petrolio e dalla politica monetaria ribassista delle principali banche centrali, è ad ogni modo tornato ai livelli desiderabili all’interno di quasi tutte le rilevanti economie avanzate. La fatidica asticella del 2%.
Va da sé che una situazione del genere richieda attenzione e prudenza. “L’Europa, in questo scenario, è particolarmente vulnerabile”, scrive l’Economist. La BCE ha quasi raggiunto i limiti legali concernenti il suo programma di acquisto di titoli. Tale manovra ha permesso, negli anni, a paesi come l’Italia, di finanziarsi sui mercati a un prezzo molto basso. Una fine repentina dell’operazione potrebbe comportare scosse telluriche impreviste.