Sondaggi elettorali SWG, dopo il caso Boschi PD giù di quasi un punto in una settimana
Sondaggi elettorali SWG, dopo il caso Boschi PD giù di un punto in una settimana
L’ebrezza del 30% è durata poco per il PD. Il caso Boschi, riguardante i contati tra la sottosegretaria e l’AD di Unicredit Ghizzoni, sta facendo effetto probabilmente. E’ una delle possibili spiegazioni per il passo indietro del PD rispetto ai dati di settimana scorsa
Non che sia il Movimento 5 Stelle ad approfittarne. Secondo SWG, realizzato con metodo CATI/CAMI/CAWI su 2 mila interviste, sono altri i partiti che crescono.
La Lega Nord, per esempio, che ha appena tenuto le proprie primarie che hanno confermato Salvini alla guida del Carroccio. Oppure, seppur in tono minore, Alternativa Popolare.
Giù invece Fratelli d’Italia.
Ma vediamo i dati.
Sondaggi elettorali SWG, il divario tra PD e M5S scende al 2,1%
Il PD dunque cala al 29,7%, un punto intero meno di settimana scorsa.
Visto che il Movimento 5 Stelle è stabile al 27,6% la differenza tra i due principali partiti scende al 2,1%. Molto poco, soprattutto per gli standard di SWG che è sempre stato l’istituto più generoso con il PD in generale.
Cresce leggermente Forza Italia. E’ il risultato del guadagno di 2 decimi di Forza Italia che va al 11,7%, ma soprattutto quello di 6 decimi della Lega Nord. Compensa il calo di mezzo punto di Fratelli d’Italia, che scende al 4,5%.
Ora che potrebbe profilarsi una legge elettorale con coalizioni il centrodestra potrebbe averne beneficio.
Rimane stabile MDP al 3,7%, mentre Sinistra Italiana sale di uno 0,2% al 2,7%.
Tutta l’area di sinistra appare crescere del 0,3% al 7,3% nel complesso, anche se è spaccata in almeno 3 e 4 parti.
Alternativa Popolare di Alfano sale al 3,1%, superando la soglia di sbarramento grazie alla progressione del 0,3%.
La lotta per entrare in Parlamento sarà cruciale per partiti come AP e MDP e cruciale sarà la soglia che sarà inserita nella nuova legge elettorale. Il PD vorrebbe il 5%, ma è prevedibile che ci sarà lotta sull’argomento.
L’astensione rimane sostanzialmente stabile al 39,3%.