Atlético Madrid: la saga cinquantennale del Vicente Calderón termina tra lacrime di gioia e melanconia
La squadra del Cholo Simeone arriva all’ultima giornata di campionato senza nessuna preoccupazione. Terzo posto sigillato una settimana fa e sconfitta nelle semifinali del torneo nazionale di quello, piu prestigioso, continentale. Barcellona prima, Real Madrid poi, hanno tagliato fuori dalle due importanti competizioni l’equipo biancorosso. Pur non avendo alcuna pressione legata al risultato però, la partita di commiato dalla Liga 2016/2017 contro l’Atlhetic Bilbao passerà alla storia del club e della città. Il Vicente Calderón saluta per l’ultima volta la Rojiblanca. Dopo 51 anni di onorato servizio, lo stadio sulle sponde del Manzanarre va in pensione. L’ Atlético Madrid si sposterà alla Peineta, a nord-est della Capital.
Le camminate lunghe chilometri per il Paseo de los Melancólicos per raggiungere il tempio della Rojiblanca; la folta selva di bar a tinte biancorosse che lo attornia; il panorama del Manzanarre che protegge l’accampamento degli indios. Tutto questo, da oggi, sarà un ricordo da conservare gelosamente (per chi c’è stato, per chi ha fatto esperienza dello spirito del Calderón). Tutto questo, da oggi, sarà tramandato, non più vissuto.
L’ Atlético Madrid non perdona e spedisce il Bilbao fuori dall’Europa
L’incontro tra le due storiche squadre della Liga spagnola finisce 3-1 per i padroni di casa. Nel saluto al Calderón, è proprio l’idolo di casa a trascinare la rojiblanca. Fernando Torres ne mette due – andando molto vicino all’hat-trick – nei primi minuti dell’incontro. Un match che si mette in discesa per i ragazzi del Cholo e che permette alla tifoseria di concentrare i propri sforzi nel tributare l’ultimo omaggio ai propri beniamini. Nel campo, il gioco prosegue a ritmi abbastanza blandi. Il Bilbao presenta un atteggiamento propositivo ma pecca di precisione e cattiveria. I baschi si giocano la qualificazione in Europa League ma non riescono ad impensierire uno spensierato e letale Atlético Madrid. La Real Sociedad sorpassa i baschi al photofinish, pareggiando in extremis sul campo del Celta Vigo. L’ Atlético chiude a 78 punti, lontano dalle prime della classe (le solite Real e Barcelona) ma confermatosi terza forza in Spagna e squadra tra le più solide d’Europa.
Atlético Madrid, il saluto al Calderón tra lacrime di gioia e malinconia
Durante il corso della partita, il Fondo Sur (la curva dell’ Atlético Madrid) espone una serie di striscioni che esemplificano lo spirito del Calderón. Il giocatore più tributato della giornata è Tiago. Il portoghese saluta il calcio professionistico e ha voluto chiudere la sua avventura agonistica nella sua squadra del cuore. Per lui, anche lo striscione “Gracias Tiago”, esposto durante il primo tempo. Poi, standing ovation per il Niño di Fuenlabrada, Fernando Torres. Impossibile non citare la serie di ovazioni e cori assordanti rivolti al Cholo Simeone.
Il fischio finale non smuove l’afición dal proprio seggiolino. Tutti restano al proprio posto per salutare i campioni del passato e del presente. I capitani e uomini simbolo dell’ Atlético Madrid portano sul terreno del Calderón i trofei vinti negli ultimi 51 anni. Sul manto del Calderón si stende una bandiera con impresso lo stemma del club. Una serie di strisce bianche e rosse vengono srotolate sul prato verde, creando un effetto visivo di alto impatto.
La promessa del Cholo Simeone
Diego Pablo Simeone chiude la celebrazione per l’addio al Calderón e lo fa a modo suo. “Mi hanno chiesto e continuano a chiedermi se resto. E io rispondo, qui: sí me quedo – si, resto -. E sapete perchè resto? Perchè questo club ha un futuro. E nonostante possa avere qualche trofeo in meno, o una minor capacità economica, c’è qualcosa che non si può comprare: ed è questa tifoseria, questo sentimento.” La reazione della tifoseria è degna di un epico finale che necessita di un sequel. L’ Atlético Madrid non finisce qui. E quello al Calderón non è un addio. La casa dei colchoneros rimarrà nei cuori e nella memoria imperitura degli indomiti indios. L’accampamento si sposta, ma il popolo biancorosso rimane.