Immigrazione, il decollo delle nuove cittadinanze
Nonostante gli arrivi a Lampedusa gli ultimi non sono stati anni di aumento record per il numero di stranieri in Italia. Nel 2016 erano 5 milioni e 26 mila.
Dal 2014, quindi nel lasso di due anni, erano cresciuti solo di 104 mila. Se pensiamo che nei 2 anni precedenti, tra 2012 e 2014, erano saliti di 870 mila, la differenza è rilevante.
Cosa succede? Non arrivano più stranieri? No. Certamente entrano meno di prima i regolari, meno ottengono un permesso di soggiorno. Meno fanno il ricongiungimento familiare. Anche per la crisi economica, che ha ridotto le possibilità e colpito soprattutto il lavoro a basso valore aggiunto. E come sempre agisce sull’occupazione in ritardo rispetto a quanto agisce sul PIL. Conta anche l’aumento dei ritorno in patria, sempre per la crisi.
E tuttavia ci sono anche altri fattori. Ci sono meno nuovi stranieri sia perchè alcuni arrivano da irregolari, a Lampedusa, appunto; sia per il motivo opposto, perchè alcuni smettono di essere stranieri e ottengono la cittadinanza.
Entrambi questi elementi non giustificano pienamente il calo di nuovi arrivi (gli sbarchi sono stati 160 mila nel 2016 per esempio); e tuttavia contano.
In particolare quello delle nuove cittadinanze
Immigrazione, circa 205 mila nuovi italiani nel 2016, erano 56 mila nel 2011
Come ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) mostra, negli anni il numero di nuovi cittadini italiani è decollato.
Nel 2002 erano 12 mila, nel 2016 205 mila circa, con un aumento avvenuto soprattutto dal 2012; considerando che anzi nel 2011 c’era stata una diminuzione.
In realtà la nuova legge sullo ius soli temperato è stata approvata alla camera nel 2015 ma ancora non è approdata al Senato.
No, l’impennata probabilmente è dovuta ad altro. Da un lato a cause naturali; come il maggior numero di immigrati presente ormai da molti anni in Italia e con i titoli per ottenere la cittadinanza; dall’altra alcune semplificazioni introdotte proprio dopo il 2012. Per esempio la dedica di un maggior numero di funzionari al processo per l’attribuzione della cittadinanza; o l’invio via web della domanda e della documentazione. E soprattutto la possibilità di ricorrere all’autocertificazione per alcuni documenti (casellario giudiziario, carichi pendenti, certificato di residenza, stato di famiglia, CUD, 730 o Modello Unico).
Nel 38% dei casi nel 2016 la cittadinanza è stata concessa a persone minorenni. Nel 50% dei casi comunque a persone con meno di 30 anni. E soprattutto nel Norditalia.
Si tratta in molti casi di persone nate in Italia, che non sono mai immigrate. Di fatto un anticipo di quello che sarà la regola se verrà approvata la nuova legge ora al Senato.