Marianna Madia assicura che la “staffetta generazionale nella pubblica amministrazione ci sarà”. “Con la cancellazione del trattenimento in servizio ed una maggiore flessibilità del turn over c’è un’inversione di tendenza: rompiamo alcune rendite di posizione e diamo un’opportunità a chi in questi anni ne ha avute pochissime”.
Il ministro della Pubblica amministrazione Madia sull’iter del decreto “con il presidente della Repubblica abbiamo avuto un’interlocuzione continua, ma non c’è stato un momento in cui il Quirinale ha detto no, non ci sono state osservazioni su alcuni punti precisi. Abbiamo lavorato insieme per trovare la soluzione migliore”.
Le pressioni delle lobby “ci sono state, ci sono adesso e ci saranno ancora. Mi auguro che il Parlamento, nel corso della conversione in legge, non annacqui le norme ma le migliori”. Con il decreto potrebbero andare in pensione, da qui al 2018, 60mila statali, “ma l’effetto reale è difficile da misurare: alcuni sarebbero andati via lo stesso, mentre non possiamo prevedere in anticipo quante amministrazioni useranno questa possibilità”, spiega Madia. “Mi piacerebbe che, in un Paese dove la disoccupazione è altissima, si tendesse a dare opportunità ai giovani piuttosto che dare incarichi a chi ha lavorato già. E sono sicura che, autonomamente, anche gli organi costituzionali e quelli autonomi faranno la loro parte”.
La deroga per magistrati e militari, per i quali il trattenimento in servizio finirà alla fine del 2015, “è ragionevole e non avvilisce il principio, ma consente di avviare il ricambio generazionale in maniera costruttiva e non distruttiva”, afferma Madia. “Se si dà un anno in più ai magistrati non è per fare un favore a questa o a quella persona, ma solo per dare continuità agli uffici giudiziari che, altrimenti, avrebbero rischiato la paralisi”.