Miguel de Cervantes visse nell’ombra come altri grandi della letteratura mondiale. È da questo spazio sconosciuto che Bruno Frank ha saputo costruire una biografia avvincente dal sapore di romanzo.
Cervantes, uscito per la prima volta nel 1936, viene oggi ripubblicato dall’editore Castelvecchi.
Partiamo dal suo capolavoro, il celebre Don Chisciotte della Mancia. Fu un’opera della vecchiaia, scritta tra i cinquantotto e i sessantotto anni e non poteva essere che così come ci ricorda Antonio Tabucchi, perché è allora che “la vita diventa maestra di letteratura” e l’opera letteraria si fa carico di tutto ciò che l’autore ha vissuto e sperimentato. Un’opera mondo che va oltre Cervantes perché parla dell’uomo e delle sue passioni.
Poco si sa della vita di Miguel de Cervantes e molto nella sua biografia Bruno Frank ha inventato, ma in maniera così verosimile e appassionata che tutto diventa possibile e probabile.
Visse una vita rocambolesca al pari dei personaggi delle sue opere. Nacque nei sobborghi di Madrid dove compì la maggior parte dei suoi studi. Emigrò poi in Italia e partecipò alla battaglia di Lepanto dove perse l’uso della mano sinistra. Visse molto tempo per mare, periodo segnato anche da un episodio di schiavitù. Ritornò in Spagna dove sopportò ristrettezze economiche e umiliazioni che non gli impedirono di dare avvio alla propria produzione letteraria con la novella pastorale La Galatea.
Si trasferì poi in Andalusia occupandosi degli approvvigionamenti per l’Invincibile Armada. Fu con la pubblicazione della prima parte del Don Chisciotte che ritornò a Madrid, trasferendosi alla corte di Filippo III di Spagna. È in questo periodo e fino alla sua morte che Miguel de Cervantes comporrà la maggior parte delle sue opere letterarie.
Questa esistenza così tribolata emerge dalle pagine di Bruno Frank con la potenza di un montaggio creato ad arte per suscitare emozioni e una vicinanza tra il lettore e il protagonista: entrambi agganciati da un’esistenza che conosce come unica fuga l’illusione e la fantasia. Troviamo Cervantes a fantasticare davanti ai mulini a vento della Mancia, bere tra i contadini dell’osteria; lo incontriamo a disegnare uno schizzo di sé stesso a cavallo di un ronzino scheletrico, mentre procede tra le strade sassose di campi riarsi dal sole.
L’autore, il narratore e il personaggio si confondono e il lettore non può far altro che procedere lungo questa biografia che più di vita sa di romanzo.
In questo caos di navi e cavalli e giganti partoriti dalla fervida fantasia di Miguel de Cervantes compare un’opera singolare perché ritratto acuto e penetrante dell’epoca in cui l’autore spagnolo visse. In un racconto del 1613, Rinconete e Cortadillo, Cervantes descrive la realtà quotidiana andando oltre il ritrattismo picaresco, spingendo la sua attenzione per il particolare fino ad offrirci una delle più antiche descrizioni del blackjack e delle sue regole. I due giovani protagonisti attraverso le loro avventure ci offrono uno spaccato sociale che emerge dalla pagina con tutta la potenza narrativa che il maestro spagnolo conferisce ai suoi personaggi.
Cervantes di Bruno Frank, emoziona il lettore per la carica di umanità che conferisce all’uomo e all’autore.
Due i punti di vista che utilizza per narrare gli eventi: quello dell’autore del Don Chisciotte e il suo. È da questa doppia prospettiva che il personaggio acquista profondità, diventando uomo: con le sue tribolazioni e le sue fragilità.
I luoghi stessi, Madrid, Siviglia diventano spazi tridimensionali in cui il lettore si muove curioso e avido nell’osservare e scoprire punti di vista diversi, nuovi.
Ogni biografia è un viaggio, in uno spazio intimo e personale. Questa biografia di Miguel de Cervantes – a Castelvecchi va il merito della sua pubblicazione – ci fa scoprire un autore al di là della sua opera. Miguel de Cervantes diventa uomo, così simile a noi che ne proviamo nostalgia. Perché i suoi sogni e le sue illusioni sono in fondo i sogni e le illusioni di ognuno di noi.