Elezioni Pd Roma: Livio Ricciardelli, candidato segretario, l’intervista esclusiva
Elezioni Pd Roma: Livio Ricciardelli, candidato segretario, l’intervista esclusiva
Ieri un incontro alla sezione PD di Trastevere, oggi all’Alberone e domani, salvo sorprese, a Marconi. Livio Ricciardelli, 28enne consigliere del I Municipio di Roma e candidato alla segreteria della federazione capitolina del suo partito è nel vivo della campagna congressuale, ma per lui girare i circoli territoriali del PD è una vecchia pratica che anche quando era un semplice militante senza incarichi gli piaceva particolarmente svolgere.
Elezioni Pd Roma: Livio Ricciardelli, candidato segretario, l’intervista esclusiva
Oggi, pur essendo fieramente senza corrente e anche se mancano poco più di due settimane al 25 giugno, data del congresso del PD di Roma, Livio Ricciardelli è l’unico candidato per questo importante ruolo. Lui è nato nella capitale nel 1989, è laureato in relazioni internazionali a Roma Tre, lavora in uno studio di agronomi e dal 2013 è consigliere del I Municipio. Quest’anno, in vista del congresso locale, ha deciso di scendere in campo nel tentativo di smuovere la palude del PD della capitale, da anni dilaniato dal coinvolgimento di alcuni esponenti nell’inchiesta Mondo di Mezzo, dalla grottesca caduta della giunta Marino, dagli insuccessi elettorali e dalle lotte intestine. E al momento, è l’unico a essersi messo in gioco in vista di questo appuntamento.
“Sono l’unico perché non ho dovuto chiedere il permesso a nessuno per candidarmi” dice serenamente Ricciardelli. Ad oggi infatti il partito sembra vivere una situazione di stallo in vista della scelta del suo nuovo segretario romano, nonostante tra solo pochi giorni, lunedì 12 giugno, dovranno essere depositate le candidature ufficialmente, e l’impressione comune e che qualche nome verrà fuori prima o poi, anche se non si sa chi. E il fatto che Ricciardelli non sia legato a una corrente specifica – uno dei suoi slogan è #senzacorrente – gli ha permesso di poter prendere questa decisione in anticipo rispetto a chiunque altro.
Ricciardelli è però colpito da un fatto. Il regolamento, infatti, chiede ai candidati di raccogliere ben 400 firme, il doppio di quelle richieste nel 2013, in appena quattro giorni, la metà del tempo di quell’occasione. Una decisione che rischia di limitare le possibilità di presentare candidature per questo congresso, soprattutto per chi, come Ricciardelli, non ha un gruppo organizzato che lo sostiene.
Ma non sono le regole del congresso l’argomento che più appassiona il giovane candidato, per quanto con esse debba per forza di cose fare i conti. A Roma c’è un partito da rilanciare dopo essere uscito pesantemente ridimensionato alle comunali del 2016 e cui i romani hanno fatto pesantemente pagare anche le dimissioni in massa che hanno portato alla caduta di Ignazio Marino.
“Mai si è verificato qualcosa del genere in Italia, quello della caduta di Marino rischia di rappresentare un precedente pericoloso”, racconta Ricciardelli. “Questo è successo perché il PD non è stato in grado di produrre una linea politica, grazie alla quale avrebbe potuto indirizzare l’operato di Marino ed evitare che la vicenda finisse così” prosegue il candidato.
Non sono però le alleanze ciò che serve al PD di Roma per rilanciarsi. Ricciardelli, da attento osservatore dei mutamenti politici, sa bene che oggi è spesso difficile identificare nello specifico i diversi partiti della galassia di sinistra e di centro cui il partito potrebbe eventualmente guardare e perciò non è attraverso un dialogo con loro che si può rilanciare un progetto per Roma.
“Può sembrare strano, ma credo che al momento sia l’aspetto organizzativo del partito l’aspetto più importante per lanciare un progetto credibile” dice Ricciardelli, che sembra avere le idee chiare su come debba funzionare questa struttura: “La direzione stabilisce la linea politica del Partito, mentre un forum che riunisca tutti gli amministratori locali deve stabilire su quali temi puntare soprattutto nell’opposizione alla giunta Raggi”.
Un partito quello immaginato da Ricciardelli in continuo dialogo con quello nazionale ma che prenda le decisioni in autonomia, non in incontri al Nazareno tra capi corrente nazionali.
Non sono solo questi però i temi con cui il PD di Roma che verrà dovrà fare i conti. Al primo turno delle amministrative del 2016, Giachetti è arrivato in testa solo nei due municipi centrali, il I e il II, perdendo in modo devastante nella periferia consolidata e in quella nuova, anche in quartieri storicamente rossi.
Una situazione, quella della gentrificazione del voto democratico, cui non si è assistito solo a Roma, ma che nella capitale è arrivata a un livello paradigmatico. Per risolverla, secondo Ricciardelli, bisognerebbe riportare al centro dell’agenda politica due temi: i trasporti e l’urbanistica. Riunire la città grazie a infrastrutture quali la metro C ed evitare di costruire quartieri dormitorio può realmente porre fine all’esclusione sociale di intere zone e ridare fiducia nella politica, nella cosa pubblica e nel PD a numerosi cittadini.