E’ stata la notte più tormentata dell’Italia del pallone. La clamorosa eliminazione dai Mondiali in Brasile, la seconda di fila nella fase a gironi in altrettante manifestazioni intercontinentali ( non accadeva da quasi mezzo secolo ), ha portato non solo alle dimissioni di Cesare Prandelli e Giancarlo Abete ma causerà anche un azzeramento dei vertici federali. Possiamo tranquillamente affermare, insomma, che a Natal si sia consumato un dramma sportivo senza precedenti per il nostro calcio.
FUTURO INCERTO – Con la beffarda rete di Diego Godin, i sessanta milioni di italiani hanno finalmente aperto gli occhi sul futuro del loro sport più amato: la sentenza Uruguay ha ufficialmente dichiarato il fallimento del governo Abete e della sua squadra. Il calcio italiano, inteso come movimento che nasce nei polverosi campetti di provincia e si evolve fino a quei mostri architettonici chiamati stadi di Serie A, ha toccato uno dei punti più bassi di sempre.
Bisognerà, adesso, avere il coraggio di ripartire, affidandosi ad una classe dirigente più attenta alle esigenze dei tifosi e dei calciatori ( l’ordine non è casuale ), e non soltanto dei ricchi e vanitosi presidenti, imprenditori spesso senza scrupoli. L’interrogativo sorge spontaneo: a chi affidare il governo del calcio dopo i tormentati anni targati Abete? A Roma danno per certo l’arrivo, dalla Lega Nazionale Dilettanti ( ribattezzata “la lega dei poveri” ) di un certo Carlo Tavecchio, attuale Vice Presidente Vicario della Federcalcio.
Nessuno meglio dell’ex dirigente bancario, una vita trascorsa tra i dilettanti, conosce i veri mali che affliggono il nostro calcio, a partire da quelle pericolose divisioni che si sono create negli anni tra le quattro Leghe (A,B,Pro e D), a causa di introiti televisivi mal spartiti, infiniti fallimenti societari e pessime riforme dei campionati. Servirà un dirigente “venuto dal basso” a risollevare le sorti del calcio?
TOTO-ALLENATORE – Risolta la grana Federcalcio, ce ne sarà un’altra urgente da risolvere. Chi sarà il nuovo Commissario Tecnico? Attualmente i nomi che si fanno sono quattro: il favorito è Massimiliano Allegri, seguono Roberto Mancini, Luciano Spalletti e Alberto Zaccheroni, molto apprezzato per quanto ha fatto col Giappone.
A meno di eventi clamorosi ( siamo pronti a tutto dopo questi Mondiali ), saranno i primi due a giocarsi il posto, anche se il problema resta l’ingaggio. La Federazione, che non vuole superare 1,7 milioni di Euro all’anno, ha scelto le persone meno adatte al sacrificio di natura economica: sia l’ex tecnico del Milan e sia l’ex traghettatore del Galatasaray, sono celebri più per i loro ricchi stipendi che non per le vittorie.