Sondaggi politici SWG, classi sociali: dove si autoposizionano gli italiani?
Nell’ultimo dossier di SWG si parla delle classi sociali in Italia. Si discute della capacità economica dei cittadini e di come questi si autoposizionino. Si rilevano una serie di dati decisamente interessanti. In questo articolo, trattiamo proprio dell’autoposizionamento nella scala sociale e le sensazione concrete legate al proprio stipendio attuale. Partiamo proprio da quest’ultimo punto.
Sondaggi politici, classi sociali: 2 italiani su 3 non sono tranquilli
Nel complesso, circa due italiani su tre non riescono a vivere con tranquillità (nella prospettiva economica). SWG ripercorre diacronicamente lo sviluppo delle sensazioni degli italiani. Nel 2009, la risposta più frequente alla domanda:
Il suo reddito familiare le consente di vivere…
era proprio “con tranquillità” (41%). Una risposta che è “crollata” con l’acuirsi della crisi economica e giungendo al suo minimo nel 2014 (raccogliendo solo il 26% di consensi). In concomitanza con la drastica riduzione di questo valore, aumenta – di rimando – quella che lega il proprio stipendio a una serie di grandi difficoltà. Tra 2013 e 2014, questa risposta tocca il suo apice di frequenza (raggiugendo 20 e 21%).
La scelta più stabile tra le risposte “principali” è quella di chi afferma genericamente di avvertire difficoltà. Tra 2016 e 2017 si nota un incremento del 4% (passando dal 40 al 44 e confermandosi come “moda” da ormai un lustro). Stabile il numero di individui che percepisce di essere in situazione di reale necessità (8%, stabile rispetto all’anno passato). Infine, un 1% considera di vivere agiatamente con il reddito familiare di cui dispone.
Sondaggi politici SWG: il ceto medio è diventato medio basso
Riguardo al capitolo percettivo, SWG pone la seguente domanda;
In base al suo reddito e alla sua condizione di vita, di quale classe sociale ritiene di far parte?
Si evince che vi è una chiara corrispondenza tra chi afferma di vivere agiatamente con il proprio reddito familiare e la percentuale di chi si colloca nel “ceto alto” della società: ovvero, l’1%. Segue, in ordine di frequenza crescente, il numero di persone che si collocano nel ceto medio alto. Il 5% si identifica con questa fascia. A stretto giro di posta troviamo coloro che si collocano nell’altro estremo, quello della povertà. Il 6% si considera ceto marginale (ovvero, una persona che ha meno del necessario).
Un 13% di intervistati ritiene di rientrare nella categoria di persone che vivono con difficoltà del proprio lavoro. Questo ceto viene definito “fragile” da SWG. Il “grosso” del campione, in ogni caso, si colloca ancora nel ceto medio – o classe media – seppur tirando al ribasso. La risposta più frequente è, infatti, quella dell’autoposizionamento nel ceto medio basso. Secondo la definizione di SWG, vi rientra la persona che ha un reddito che le consente di avere tutto il necessario senza lussi. Il 42% si autoposiziona in questo fascia. Infine, un 33% si considera classe media, sempre più esigua in termini di percezione e di capacità economica.