Elezioni comunali: l’analisi del primo turno delle amministrative 2017
Siamo al “giro di boa” tra il primo e secondo turno di queste amministrative 2017. La gran maggioranza dei quotidiani nazionali hanno dichiarato il trionfo del bipolarismo e la disfatta dei 5 Stelle. Un’analisi – se così si può definire – decisamente superficiale e che non considera la prospettiva elettoralistica dei pentastellati, né tantomeno i rapporti di forza sul territorio locale. Vi proponiamo un’analisi quantitativa e, soprattutto, qualitativa.
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Elezioni comunali, l’analisi: vince l’astensione e la frustrazione
Nonostante le elezioni amministrative siano considerate, in generale, di minor importanza (o secondarie), il livello di partecipazione medio è decisamente basso. Votano 6 aventi diritto su 10 (precisamente il 60,07%). Nella gran maggioranza dei casi, quindi, a vincere è il partito dell’astensione. La partecipazione scende di oltre 6 punti (dal 66,8% al 60,07%) e ciò dimostra una crescente disillusione e spoliticizzazione. Dopo le “fatiche” del referendum costituzionale – che contribuì a polarizzare l’opinione pubblica e a riattivare una parte dell’elettorato – l’interesse verso la cosa pubblica è tornato a calare. La continuità con il precedente governo Renzi – da un lato – e l’amarezza per la mancata riforma – dall’altro – possono aver frustrato le speranze di cambio di ambo i bandi, incidendo in maniera trasversale. Questo elemento va associato all’analisi sulle dinamiche localistiche.
Elezioni comunali l’analisi: il livello locale ha dinamiche diverse dal nazionale
Nel livello locale conta, in maniera decisiva, l’esperienza politica (intesa nella sua accezione più ampia). Il radicamento del partito sul territorio; la tradizione politica al governo e all’opposizione nel consiglio comunale; i candidati e la loro credibilità. Sono tutti elementi centrali per comprendere il voto sul piano locale. I partiti con una traiettoria di lunga data sono – di norma – avvantaggiati, proprio per la familiarità degli esponenti e la consapevolezza della loro azione politica sul territorio. Considerando questo elemento, viene meno l’accusa dei pentastellati sul trucco utilizzato dai partiti per nascondersi dietro delle liste civiche. Un argomento decisamente poco solido che non considera l’elemento centrale del valore dell’esperienza e della conoscenza che ha l’elettorato degli aspiranti sindaco. Conoscendo la provenienza e la traiettoria degli aspiranti, si conosce – o si percepisce – di rimando, la sua affiliazione politica.
Elezioni comunali, l’analisi: il M5S non è un partito a vocazione locale
D’altro canto, il Movimento 5 Stelle – dato per il grande sconfitto – non ne è uscito davvero così malconcio. Nonostante i pentastellati cerchino di dare importanza ai meetup (secondo i puristi del Movimento, il vero “nucleo duro” della loro attività politica), il M5S è chiaramente un partito a vocazione nazionale. È lì dove si concentrano gli sforzi dell’apparato pentastellato. La strategia del Movimento non passa per un avanzamento graduale – dal livello locale, al regionale, al nazionale – e basare, quindi, la propria forza sul feedback dal basso.
Altro elemento che va considerato per comprendere la vocazione nazionale del M5S è l’incapacità di organizzare un gruppo coeso sul piano locale. La struttura del partito, le sue dinamiche, non propiziano una coesione interna che valorizzi gli sforzi perpetrati a livello locale. D’altro canto, il garante Beppe Grillo e Davide Casaleggio agiscono prevalentemente sul piano nazionale. In questo livello, vi è una maggior disciplina di partito. Per tutte queste ragioni, il M5S può essere uscito sconfitto da questa tornata elettorale, ma mantiene una forza considerevole sul piano nazionale.
Elezioni comunali, l’analisi: la tradizione di centrodestra e centrosinistra “batte” la frammentazione attuale
Per convalidare ulteriormente la tesi che le elezioni locali si fondano, in buona parte, sull’esperienza, si prende il caso paradigmatico della destra. Nella maggior parte dei comuni al voto, il centrodestra si è presentato unito “come da tradizione”. Si nota come le dinamiche sul piano nazionale siano spesso accantonate o marginalizzate. L’esperienza locale è più importante della narrativa nazionale. Lo stesso MDP e i partiti di minoranza di centrosinistra hanno appoggiato, in molti casi, il candidato del Partito Democratico.
La tradizione batte la frammentazione attuale. Ovvero, il classico bipolarismo pre elezioni 2013 batte il tripolarismo del post elezioni 2013. In questo ritrovato sistema di partiti, vince – per ora – il centrodestra unito. In particolare, la strategia social di Salvini sembra dare i suoi frutti (essendo il partito che avanza maggiormente sul piano locale). Giù, invece, i ‘dem’, che perdono – in media – oltre due punti percentuali. Infine, la vera debacle è dei partiti di centro, rimasti al margine nella maggioranza dei comuni.
Elezioni comunali l’analisi: un banco di prova per rigenerare il discorso e disegnare la mappa elettorale
La forza dei partiti e delle coalizioni, il loro “stato di salute”, non possono essere valutati adeguatamente dai risultati di questa tornata elettorale. Tuttavia, l’esito delle urne permetterà di rigenerare la propria narrativa politica; riconsiderare lo status delle alleanze; progettare la campagna elettorale per le probabili elezioni nazionali del 2018, valutando le “aree sensibili”. Dove concentrare i propri sforzi? Dove si può vincere con maggior facilità? E dove ci si trova in maggior difficoltà? In conclusione: dal risultato di queste amministrative si potrà disegnare la cartina della geografia elettorale dei principali partiti italiani.