Pensioni novità precoci: Ape e Quota 41, liquidazione rimandata
Pensioni novità precoci: Ape e Quota 41, liquidazione rimandata
Non positive le ultime notizie sulle pensioni. Le novità per i precoci indicano che con Ape Social e Quota 41, la liquidazione finale slitterà di anni. La conferma ufficiale arriva dopo che l’Inps ha pubblicato le circolari numero 99 e 100. I dipendenti pubblici non si vedranno accreditata la liquidazione entro i normali tempi stabiliti. Intanto la Cgil è alle prese con una polemica nei confronti del Governo. Troppo pochi i giorni per produrre domanda d’uscita anticipata.
Pensioni novità precoci: Ape e Quota 41, liquidazione
I dipendenti del settore pubblico che richiederanno la pensione anticipata con Ape Social o Quota 41 dovranno attenersi alle regole della Legge Fornero in materia di buonuscita. Questo vuol dire che nonostante il termine anticipato del rapporto di lavoro, per TFS o TFR bisognerà attendere almeno la data dell’effettivo pensionamento di vecchiaia. Inoltre le regole attuali prevedono il versamento della somma spettante al pensionato entro 12 mesi dal primo giorno di pensione. Solo in caso di decesso del pensionato l’indennità di buonuscita verrà corrisposta agli eredi entro 105 giorni dalla dipartita.
Pensioni novità precoci: Fornero, fino a 5 anni di ritardo
Se un lavoratore consegue l’Ape Social a 63 anni a fronte del pensionamento effettivo dei 66 anni e 7 mesi vuol dire che per la liquidazione occorrerà attendere ben 5 anni. Ai 3 anni e mezzo andranno sommati i tempi di ricezione della prima ed eventuale seconda rata di liquidazione. Per i lavoratori precoci Quota 41 il discorso non cambia di molto. Gli anni di attesa potrebbero arrivare fino a tre, dopo 41 anni di contributi. Secondo la Fornero i contributi utili devono ammontare a 42 anni e 10 mesi. Ulteriori ritardi potrebbero essere causati dall’innalzamento della speranza di vita. In caso di decesso del soggetto.
Pensioni novità precoci: Cgil su tutte le furie
La Cgil è su tutte le furie a causa dei ritardi accumulati dal governo. Dal sindacato non si capacitano di come sia possibile dare solo un mese di tempo per le domande quando per i decreti ce ne sono voluti sei. Il Consiglio di Stato, dopo l’analisi dei DPCM aveva indicato all’esecutivo di spostare la scadenza delle domande a fine luglio. Sarebbe necessario per evitare inutili caos, ma ciò non è stato ancora fatto, concludono dalla Cgil.
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