Antimafia e lotta alla mafia: ne parla Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia. Per Bindi “la gestione dei beni sequestrati e confiscati è disastrosa. Siamo di fronte a una totale incapacità di sfruttare una vera occasione di sviluppo. Nel campo delle aziende confiscate la situazione è anche peggiore, perché l’incapacità di gestione provoca un danno di immagine alla lotta alla mafia”.
In un’intervista a La Stampa Bindi spiega: “Un’azienda sequestrata e poi confiscata deve continuare a funzionare, altrimenti finisce per apparire come causa di disoccupazione e impoverimento del territorio” secondo cui per la gestione delle aziende “ci vogliono bravi manager”.
Occorre poi “una svolta nella responsabilizzazione degli ordini professionali che non possono continuare a ‘non sapere’ ciò che accade nella dialettica finanziaria. Un cambiamento deve arrivare anche dal sistema bancario, dato che una parte delle aziende attenzionate risultano essere state finanziate da istituti bancari”.
Sempre a proposito di antimafia, si registra l’intervento del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti: “Il clan dei Casalesi non esiste più, è stato sconfitto dallo Stato e la collaborazione di Iovine certifica questa vittoria dello Stato”. Roberti, nel corso dell’audizione in Commissione diritti umani dedicata al regime di 41bis, afferma: “Sono certo che Messina Denaro verrà preso al più presto”. Il regime di carcere duro previsto dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario “si è rivelato in questi 22 anni uno strumento estremamente efficace nella lotta alla mafia. Aver impedito, o ridotto notevolmente, la possibilità che un soggetto pericoloso, con una posizione di rilievo all’interno dell’organizzazione criminale, mantenesse collegamenti operativi con l’esterno – ha osservato – ha giovato notevolmente al contrasto alla mafia”.