Confindustria lancia l’allarme: complessivamente “1 milione di persone ha perso il lavoro” durante l’intero periodo di crisi. Cattive notizie, stamattina, dal centro studi dell’associazione degli industriali. Il dato sugli inoccupati in Italia, secondo le stime di viale dell’Astronomia, è in pesante calo. Un numero che “quasi raddoppia in termini di Ula”, il dato statistico della unità di lavoro. “L’occupazione misurata con le unità di lavoro – spiegano i tecnici di Confindustria – cade dello 0,6% nel 2014 e sale dello 0,4% nel 2015”. Preoccupazioni, quelle sull’occupazione nel Belpaese, che seguono quelle relative alla produzione. Solo pochi giorni fa, infatti, la stessa Confindustria aveva stimato che nel periodo 2007-2013, la produzione italiana “è scesa del 5%” in media ogni anno. Una contrazione che non ha eguali in altri paesi e che rischia di tagliare fuori l’Italia dalla classifica delle grandi potenze economiche mondiali.
Un’emergenza, dunque, che ha portato Confindustria a rivedere al ribasso “le previsioni per l’economia italiana nel 2014-2015”. Il Pil dell’Italia si fermerà al +0,2% nel 2014. Un taglio drastico rispetto alle previsioni dello scorso dicembre che indicavano un +0,7%. Ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio fa spallucce: “Per adesso siamo fiduciosi della nostra previsione”.
Non va meglio il prossimo anno: per il 2015 la crescita attesa scende dal +1,2% al +1%. Secondo i dati riportati dal centro studi di Confindustria, le cause sarebbero da rintracciare nella “turbolenza politica che rimane un freno seppure si sia molto attenuata e abbia preso corpo nel Paese l’aspettativa di importanti riforme”. In questa situazione “la morale è che è necessaria una scossa politica molto forte per riportare l’Italia su un più alto sentiero di sviluppo”. Confindustria sottolinea che “non appare necessaria né opportuna alcuna manovra correttiva“. Per appianare il debito pubblico e risanare i conti l’unica strada è “il rilancio della crescita; la sola austerità è controproducente” avvertono gli economisti del Centro Studi. I tecnici del presidente Squinzi fotografano un’Italia malata: “La salute dell’economia italiana rimane fragile. Ci sono miglioramenti ma la malattia della lenta crescita non è stata debellata e il paziente è debole e fatica a riprendersi e a reagire alle cure. Anzi, sono in atto emorragie di capitale umano e perdita di opportunità di business” che contribuiscono a peggiorare lo stato di salute del Belpaese.
“I numeri forse sono ancora difficili da accettare ma oggi le prospettive sono in miglioramento. L’Italia non è più sull’orlo del baratro”, dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, dopo le stime del centro studi di via dell’Astronomia. “Si è avviato un ciclo politico di riforme che sembra avere finalmente stabilità”. “Bisogna avere il coraggio di fare anche interventi che costano”, come su infrastrutture e agenda digitale, ha aggiunto Squinzi. E “bisogna avere e dare al Paese le giuste priorità. Scegliere è difficile, ma il coraggio e la volontà di decidere non sembrano mancare al nostro presidente del Consiglio”.
L’Italia cammina sul filo di un rasoio – avverte Luca Paolozzi, capoeconomista di Confindustria, il Paese è oggi al bivio tra segnali di fiducia sulla ripresa e l’aspettativa di riforme e il rischio di una riduzione del potenziale di sviluppo che tende a tradursi in stagnazione”. E sul bonus di 80 euro in busta paga stanziati dal governo Renzi, Paolozzi non si sbilancia: “Se si vede qualcosa si vede a giugno. Difficile dirlo ora. E’ una mossa che ha una alta probabilità di tradursi in maggiore spesa perché rivolta a una fascia di reddito medio-basso”. Questi, però, sono cittadini con “problemi, come bollette e affitti non pagati, quindi forse” gli ottanta euro “andranno a saldare dei debiti, al risparmio” prevede l’esperto di Confindustria.
Carmela Adinolfi