Elezioni comunali 2017, l’analisi politica: il punto della situazione e gli scenari futuri
Elezioni comunali 2017, l’analisi politica: il punto della situazione e gli scenari futuri
Questa tornata elettorale delle amministrative 2017 ci lascia con molti interrogativi e spunti di riflessione. Prima di tutto, partiamo dai risultati; la vittoria del centrodestra in centri nevralgici e e in storiche roccaforti del centrosinistra (come Genova e Sesto San Giovanni) rilancia le ambizioni di un’unità persa tempo fa. Il M5S perde Parma ma, nel complesso, è cresciuto nella maggioranza dei comuni in cui si presentò 5 anni fa. Chi sembra uscirne maggiormente danneggiato è il PD, che perde quasi tutti i ballottaggi e perde ben 10 comuni capoluogo. Si segnala la vittoria nella Puglia di Emiliano, lì dove l’effetto Salvini è decisamente più limitato, e le grandi sconfitte nella Liguria di Orlando (Genova e La Spezia). Vediamo come ne escono i tre poli principali più il quarto, minoritario, della sinistra unita.
Elezioni comunali 2017, l’analisi politica: il capitale che scotta del centrodestra
Cominciamo dal polo vincitore: il centrodestra. È indubbio che questa vittoria rilancia prepotentemente le ambizioni di governo a livello nazionale. Tuttavia, ci sono tanti “ma” e “però”. In primis, va considerato che le alleanze sul piano locale sono dettate prevalentemente dall’esperienza politica in situ. Ovvero, per quanto non siano scevre delle influenze del contesto nazionale, ogni amministrazione ha le sue peculiarità. La tradizione del centrodestra ha prevalso sulle tensioni degli ultimi anni tra il leader storico della coalizione, Silvio Berlusconi, e il nuovo che avanza (e preme), Matteo Salvini. Entrambi, in questa tornata, ne escono rafforzati.
I veri protagonisti, però, sono altri due importanti leader della destra. Da un lato, Giorgia Meloni (che conquista L’Aquila con l’appoggio di tutta la coalizione attraverso il candidato Biondi); dall’altro, il mattatore della Liguria, Giovanni Toti. Qui, cadono sia La Spezia che Genova, che passano dal centrosinistra al centrodestra. Entrambi potranno giovare di questa positiva tornata elettorale per alzare la voce e aumentare la posta in palio. Nel complesso, quindi, aumenta il capitale politico del centrodestra.
Tuttavia, la gestione del capitale politico sarà tutt’altro che semplice. Da un lato, la pressione mediatica e sociale forzerà il dialogo tra le parti; dall’altro, c’è il rischio che una alleanza a priori possa debilitare l’intera coalizione; da un lato, una parte dei moderati forzisti potrebbe scegliere il PD. Dall’altro, i leghisti più eurofobici volgerebbero lo sguardo al M5S. La grande sfida del centrodestra sarà, quindi, trovare una narrativa conciliante, che cerchi di eludere il contrasto sui temi europei e richiami direttamente ai valori del tradizionale bando conservatore. Impresa certamente ardua ma, forse, l’unica percorribile per evitare un governo con M5S (dal lato Lega Nord e Fratelli d’Italia) o PD (dal lato di Forza Italia).
Elezioni comunali 2017, l’analisi politica: la strategica eclissi di Renzi
Passando al bando del principale sconfitto, il PD (nazionale) sembra esserne uscito con le ossa rotte. Per l’ennesima volta, il voto dei pentastellati sembra essersi diretto prevalentemente a destra. L’astio tra Partito Democratico e M5S limita le opportunità del partito di Renzi nei ballottaggi. Anche per una buona parte dei pentastellati che tendono a sinistra, la scelta è l’astensione, piuttosto che il voto al PD. Ciò nonostante, queste sconfitte non possono essere considerate figlie solo di questa alleanza de facto tra M5S e sovranisti di destra.
Il segretario del partito ha lasciato i suoi candidati al proprio destino, non involucrandosi direttamente nella campagna di queste amministrative. Conscio della difficile situazione per il centrosinistra, ha preferito sacrificare dei comuni storicamente socialisti – in primis, Genova – pur di non vedersi danneggiato. Non solo: in un lungo post su Facebook, l’ex sindaco di Firenze prova a smarcare definitivamente la politica locale da quella nazionale. Ragionamento in buona parte corretto – le elezioni locali presentano dinamiche diverse rispetto a quelle nazionali – ma che serve a rinsaldare la sua leadership all’interno de PD.
Una strategica eclissi, dai tratti machiavellici, che dimostrano ulteriormente la supremazia della sua personalità sull’idea del partito. Renzi vuole essere il Macron italiano – per posizionamento ideologico, narrativa e tattiche comunicative -. Tuttavia, la sua esperienza di governo – tra le più lunghe nella storia della Repubblica – ne limita l’efficacia. L’incapacità di rimanere lontano, per periodi discretamente lunghi, dalle scene della politica nazionale, non gli permette di recuperare quella freschezza di cui ha goduto fino al suo primo anno di governo. Questa eclissi strategica, cominciata con la campagna per le amministrative, potrebbe protrarsi per tutta l’estate, per poi rimettersi In Cammino (motto che riprende fedelmente l’ En Marche di Macron) con l’entrata nel vivo della campagna elettorale.
Elezioni comunali 2017, l’analisi politica: un Movimento senza vocazione locale ma letale nei ballottaggi
Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, i ballottaggi hanno dato ragione – nella maggior parte dei casi – ai pentastellati. Il partito di Beppe Grillo vince in 8 comuni su 10 – seppur perdendo (e di molto) nell’unico comune capoluogo, ovvero Asti, in cui era in gara -. Si palesa, per l’ennesima volta, la vocazione nazionale del M5S. A livello locale, nonostante una crescita generalizzata rispetto al 2012, non sembra essere in grado di impensierire il classico bipolarismo. Un paradosso narrativo, considerando la centralità – sul piano teorico – dei meetup.
Senza tralasciare il paradigma della differenza sostanziale tra elezioni locali (legate all’esperienza politica) ed elezioni nazionali (legate alla narrativa), il Movimento 5 Stelle conferma la sua vocazione di governo, trascurando l’organizzazione nel piano locale e regionale. L’organizzazione politica del M5S nei livelli inferiori è decisamente nebbiosa, confusa. In molti casi, le ingerenze dall’alto hanno fatto perdere voti e credibilità al partito: elementi tenuti in considerazione al momento del voto di queste amministrative.
Nel complesso, il Movimento perde Parma – dove l’elettorato si è schierato, in massa, con il dissidente Pizzarotti – ma ne guadagna altrove. Un sostanziale “pareggio” per il partito di Beppe Grillo, che esce praticamente illeso da questa tornata elettorale. Si conferma, inoltre, la sua forza nei ballottaggi. Qui, il voto di protesta e di cambio continua a far la differenza. Nessun’altra forza politica è capace – allo stato attuale – di cristallizzare il malcontento sociale in momento politico. A differenza della Lega Nord, infatti, il Movimento 5 Stelle continua a giocare con la narrativa post-ideologica (a differenza del “capitano” leghista, Matteo Salvini).
Elezioni comunali 2017, l’analisi politica: la sinistra può approfittarne
La sinistra dissidente potrebbe approfittare della debacle del PD per rimarcare l’urgenza di una svolta – per l’appunto – a sinistra. Certamente, non si può minimamente parlare di vittoria di Civati, Fassina, Fratoianni e compagni. Tuttavia, può essere l’occasione per ravvivare la narrativa dell’urgenza, necessario per indurire il discorso e uscire dalla propria zona di comfort. Una zona fatta di buone intenzioni, belle parole, ma dalla scarsa – se non nulla – efficacia politica.