Le intercettazioni “non sono il primo problema“. Liquida così la polemica sul nodo intercettazioni, la cui nuova disciplina è allo studio del premier Renzi e del ministro Orlando, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Rodolfo Maria Sabelli. “In passato ci sono state lesioni inutili e ingiuste della riservatezza, un problema di tutela esiste, però non va risolto a discapito dei diritti alla difesa e all’informazione. Francamente esistono altri problemi sul processo penale e sul piano dell’efficienza” ha precisato Sabelli, in un’intervista a Repubblica e Messaggero. Sulla questione “l’unico intervento possibile è a valle dell’ordinanza di custodia cautelare, inserendo un’udienza filtro nell’ambito della quale stabilire quali ascolti utilizzare nel processo e quali, invece, debbano essere considerati inutili o irrilevanti” ha spiegato il capo dell’Anm, suggerendo una nuova modalità nell’uso delle telefonate a fini giudiziari.
“Il ministro della Giustizia Orlando ha escluso interventi sui presupposti delle intercettazioni, e questo è un buon segnale. Siamo d’accordo sulla tutela della privacy, ma bisogna vedere in concreto come viene realizzata” avverte Sabelli, sintetizzando l’esito del confronto avuto con il Guardasigilli, Andrea Orlando. “L’eventuale divieto di riprodurre nelle ordinanze le conversazioni – continua Sabelli – da un lato rischia di trasformarsi in un abbassamento delle garanzie, sia per l’arrestato, sia ai fini del controllo diffuso sulla misura, e dall’altro neanche garantisce la riservatezza, in quanto il testo delle conversazioni resterebbe nelle informative della polizia e negli allegati”. Nel colloquio con il ministro della giustizia, aggiunge, “abbiamo stabilito principi molto netti sulla responsabilità civile, su cui siamo contrari a qualsiasi forma di azione diretta e a limitazioni della libertà di interpretazione”. Per l’Anm, conclude Sabelli “il problema va affrontato in modo razionale, contemperando tre esigenze fondamentali: quella processuale legata alle indagini; l’esigenza di garantire i diritti della difesa, quindi la conoscibilità dei contenuti delle intercettazioni per il difensore, e il diritto dell’informazione di conoscere ed esercitare il controllo diffuso, e quindi fare il proprio ruolo”.
Sabelli, però, ha espresso forti dubbi anche su altri aspetti della riforma della giustizia a firma di Orlando. Riforma le cui “linee guida” approderanno lunedì prossimo in Consiglio dei Ministri. Al centro delle dichiarazioni del massimo esponente dell”Anm, ai microfoni di Rai Radio 1, anche il reato di autoriciclaggio e il falso in bilancio. “L’introduzione dell’autoriclaggio e il rafforzamento delle sanzioni previste per il falso in bilancio servono a poco se a questo non si accompagna una restituzione di efficienza al processo penale” ha puntualizzato Sabelli. “A nostro avviso bisogna puntare su due riforme: la riforma delle prescrizioni e insieme quella delle impugnazioni“. “L’attuale regime combinato di prescrizione e impugnazione – ha spiegato il capo dell’Anm – determina degli allungamenti inutili del processo, che spesso non consentono di arrivare a una sentenza definitiva entro i termini di prescrizione, che nel dicembre 2005 sono stati abbreviati al punto da fare della prescrizione sostanzialmente una mannaia”. “Bisogna fare scelte forti e coraggiose – sostiene Sabelli – perché in Italia abbiamo il processo più complesso e lungo d’Europa e al tempo stesso abbiamo anche la prescrizione più breve d’Europa. In queste condizioni il processo penale ha perso il suo carattere di efficienza. Bisogna fare degli interventi seri”.
Giuseppe Spadaro