Legge elettorale 2017: appuntamento a settembre. Salvini insorge
Legge elettorale 2017: appuntamento a settembre. Salvini insorge
La discussione sulla legge elettorale slitta a settembre. A stabilirlo, la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Tutto rinviato, dunque, al rientro dalla pausa estiva. A favore del rinvio, il Partito Democratico e Alternativa Popolare. Contrari, Forza Italia e Civici e innovatori; hanno chiesto di far approdare il testo alla Camera non oltre il mese di luglio.
Legge elettorale 2017: appuntamento a settembre. Salvini insorge
E se i contrari hanno comunque accettato l’esito della conferenza, diversa è stata la reazione di Matteo Salvini. “Innanzitutto è scandaloso, vergognoso che il Pd voglia perdere altri due mesi di tempo”, commenta il segretario della Lega. “Noi siamo disponibili a votare in una settimana una legge chiara che, la domenica sera, dica agli italiani chi ha vinto e chi ha perso e che eviti gli inciuci” continua. “Noi ci siamo anche la settimana prossima. Perché aspettare settembre?” conclude.
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Il perché è semplice. Già con l’affosso del testo base di qualche settimana fa veniva meno la possibilità di una discussione proficua in aula che potesse generare una riforma elettorale quanto più buona e condivisa possibile. A questo si aggiunga l’esito delle amministrative, che ha riportato in auge il centro-destra a scapito di Pd e Movimento 5 Stelle. E si sa, le regole elettorali non sono mai scevre di tatticismi politici. Insomma, tutto è remato contro all’individuazione di nuove regole del gioco.
Legge elettorale: Forza Italia vs Lega Nord
“Voglio ancora il proporzionale” dichiara Silvio Berlusconi all’indomani delle amministrative. E Forza Italia ripropone il modello tedesco come base di partenza. “Quello è il testo base su cui abbiamo lavorato” commenta il capogruppo alla Camera Renato Brunetta. “Vogliamo un centrodestra unito, di governo, con un modello elettorale che trasformi i voti in seggi legato alla soglia del 5%” conclude.
Le dichiarazioni di Brunetta, però, non trovano l’accordo di Salvini, che punta su un sistema maggioritario o che, almeno, ne generi gli effetti. “Il modello delle Regioni è il migliore, funziona da vent’anni. Prendiamone uno qualunque” dichiara il leader della Lega. “E funziona perché – aggiunge – non c’è la lista unica, ci sono le coalizioni”.
Con un sistema che favorisca le coalizioni, infatti, si aggirerebbe il nodo della leadership partitica nel centrodestra. E rimarrebbe solo il problema di individuare il candidato alla premiership.
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