Prezzo petrolio: è ancora calo, ma forse sarà inversione di tendenza entro l’anno
Effettivamente come alcuni prevedevano la ripresa del prezzo del petrolio degli ultimi giorni potrebbe essere stata effimera.
E’ stato sì toccato il record mensile, ma subito dopo la caduta dei prezzi è ripresa. Ieri presso l’Intercontinental Exchange (Ice) di Londra, i future sul Brent sono calati di 163 cent a 47,98 dollari. Al Nymex di New York, quelli sul Light crude Wti hanno fatto ancora peggio: giù di 179 cent a 45,28 dollari.
Da parte di alcuni c’è scetticismo sull’accordo preso tra i membri dell’OPEC sulla limitazione della produzione per tutto il 2017 e la prima parte del 2018. Il timore è che in realtà le esportazioni dei Paesi produttori invece siano fatte ripartire e che le scorte non calino come previsto.
D’altronde come già si era visto vi sono produttori al di fuori dell’OPEC che potrebbero non sottostare agli accordi.
Altri analisti tuttavia sembrano essere più fiduciosi in una risalita del prezzo del greggio ai livelli già visti.
Prezzo petrolio, forse si tornerà ai 60 dollari al barile?
In particolare gli analisti svizzeri di UBS (Unione Banche Svizzere). Che ritengono, nelle parole di Giovanni Staunovo, si possa arrivare presso il West Texas Intermediate si possa salire a 58 dollari per dicembre.
Mentre il Brent potrebbe arrivare fino a 60 dollari al barile. Si tratterebbe quindi di un aumento del 20-23% rispetto ai valori attuali.
La ragione di queste previsioni sta da un lato nel calo delle scorte, che è normalmente correlato con un rialzo dei prezzi.
Dall’altro nella ripresa delle domanda globale, che dovrebbe superare l’offerta. Come del resto ha fatto già nel secondo trimestre del 2017.
Insomma, come negli anni precedenti alla crisi le speranze dei petrolieri stanno nella crescita globale dell’economia. Quella, è chiaro, soprattutto dei Paesi emergenti, asiatici e africani, che dovrebbero riuscire a compensare quella minore dell’Occidente.
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