Jean-Claude Juncker presidente della Commissione europea. Il rebus che ci ha accompagnato per un mese e mezzo ha trovato soluzione. Ma ora la domanda è un’altra: che succede adesso? O meglio: questo epilogo finirà con il condizionare la presenza della Gran Bretagna nell’Unione europea?
La decisione, arrivata ieri pomeriggio, non è stata una sorpresa. Il premier britannico David Cameron ha provato per settimane a costruire un fronte anti-Juncker. Paesi Bassi e Svezia (tradizionalmente vicini alla Gran Bretagna quando si tratta di Europa) inizialmente avevano dato il loro sostegno a Londra, ma negli ultimi giorni avevano cambiato rotta dicendosi pronti a sostenere Juncker. Già la scorsa settimana era apparso chiaro che la scelta sarebbe ricaduta sul candidato del Partito Popolare Europeo, tanto che la stampa internazionale aveva cominciato a raccontare che David Cameron si stava preparando ad affrontare la sconfitta.
Cameron è arrivato al vertice di Bruxelles sapendo di non avere sostegno sufficiente per fermare la corsa di Juncker, ma ha voluto comunque andare alla conta: cosa mai accaduta. Per la prima volta dietro al presidente della Commissione Ue non c’è l’unanimità. Ma quella del premier inglese resta una sconfitta. Bruciante, nei numeri: 26 contro 2, come riferito da funzionari britannici, dove i due sono stati appunto Cameron e Viktor Orban, primo ministro ungherese. Una sconfitta pesante, per Cameron, che ha trasformato la battaglia su Juncker in un braccio di ferro.
Perde lui e vince Merkel che ha sempre sostenuto il lussemburghese. La Germania ha comunque offerto a Londra una sorta di premio di consolazione, come raccontato dal The Guardian: un’agenda di riforme da corcordare. “Possiamo trovare dei buoni compromessi con la Gran Bretagna” ha dichiarato Merkel. Non è escluso neppure che Londra possa ottenere una carica di peso in seno alla Commissione europea, ha riferito la BBC. Basterà?
Cameron ha definito quello di ieri “un giorno triste per l’Europa” e ha ripetuto che potrebbe influire sulla decisione che i britannici dovranno prendere quando si tratterà di scegliere se restare o meno nell’Unione europea. Il leader britannico ha raccontato di aver detto ai colleghi europei che “potrebbero rimpiangere per tutta la vita il nuovo processo” messo in atto per “scegliere il nuovo presidente della Commissione. Mi batterò sempre per gli interessi della Gran Bretagna”.
In patria, Cameron ha dovuto incassare critiche. “La risposta di Cameron alla designazione di Juncker dimostra che lui è un perdente e che non ha imparato nulla” ha dichiarato Farage. Altri politici del panorama conservatore hanno affermato che se Cameron non è stato capace di stoppare Juncker, di sicuro non sarà capace di imporre delle riforme all’Europa.
Ma è il contesto continentale a generare dubbi. Ha scritto l’agenzia Reuters che la decisione presa ieri mette Cameron in una posizione difficile nei confronti degli altri leader europei. Le proporzioni numeriche della sconfitta ci consegnano una Gran Bretagna isolata rispetto al resto del Continente. C’è il timore che a questo punto Londra possa davvero fare le valigie e abbandonare l’Ue. Fredrik Reinfeldt, primo ministro svedese, ha gettato acqua sul fuoco dichiarando che tutti lavoreranno per far sì che Londra e Bruxelles non si allontanino. Anche da Danimarca e Finlandia è arrivato lo stesso messaggio: Gran Bretagna ed Europa hanno bisogno l’una dell’altra, separarsi non farebbe bene a nessuno. Da ieri, però, c’è uno strappo da ricucire.