Giornali di partito: tra finanziamenti pubblici e fallimenti
Giornali di partito: tra finanziamenti pubblici e fallimenti
Duecentotrenta milioni in 12 anni. A tanto ammonta il finanziamento pubblico ricevuto dai giornali di partito (19 in totale). I dati elaborati da Openpolis evidenziano uno scenario poco felice, per usare un eufemismo. Nonostante le tante forme di sostegno all’editoria del governo, l’80% dei giornali ha visto chiudere i battenti; mentre il 5% (il Secolo d’Italia) si è spostato solo sull’online. La crisi economica e dell’editoria hanno di certo contribuito a questa ecatombe, ma è lecito interrogarsi sull’utilità dei media di partito.
Giornali di partito: chi ha incassato di più?
Con oltre 62 milioni di euro incassati negli ultimi 12 anni, è L’Unità ad aver ricevuto il fianziamento più cospicuo. Risorse che però non sono serviti a risolvere la crisi del quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924. Sul secondo gradino del podio troviamo La Padania, con 38 milioni di euro. Medaglia di bronzo per Europa con 32 milioni di euro.
Giornali di partito: il caso dell’Unità
Lo scorso 30 giugno il Pd ha lanciato “Democratica”, non senza polemiche. La nuova testata prenderà il posto de L’Unità. Si chiude dunque una pagina storica dell’editoria italiana. Il giornale è distribuito gratuitamente on line a partire dalle 13.30, “il primo caso in Italia di un quotidiano politico diffuso gratuitamente”, sottolinea Andrea Romano, ex codirettore dell’Unità e ora direttore della nuova testata.
Il nuovo organo di partito è composto da 6 – 10 pagine in pdf, un ibrido con link esterni che rimandano a video, articoli. Immancabile la pagina dedicata ai social. Un formato interessante e smart (forse un po’ troppo), che in questi primi 10 numeri non ha tradito la sua vera natura: la sua spiccata vocazione auto celebrativa.
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