Prezzo petrolio: aumento improvviso, il dietro le quinte Usa
Sembrano smentiti i profeti di sventura che fino a pochissimo tempo fa predicavano di crolli del prezzo del petrolio peggiori di quelli degli ultimi anni.
Il Brent è salito infatti fino a 48,3 dollari al barile e il Wti fino a 46 dollari al barile.
Già martedì il Brent aveva chiuso con un 47,52 dollari al barile. Un aumento seguito alle previsioni negative di BNP Paribas, Barclays e Goldman Sachs. Che stimavano si sarebbe potuti scendere sotto i 40$ in caso di un mancato suggerimento per una spinta al rialzo da parte dell’OPEC o delle scorte.
E tuttavia a smentire queste previsioni è arrivata la notizia il calo delle scorte oltre le previsioni. Di 8,1 milioni di barili, contro le stime di 2,99. Giù anche le scorte di benzina, che erano addirittura previste in aumento.
Questi dati preliminari sono stati poi corretti. Non si trattava di 8,1 milioni di barili, ma di 7,6. Comunque molti più di quelli previsti.
Prezzo petrolio, ancora timori su Libia e Nigeria
I timori però rimangono vivi. I dati sulle scorte sono molto erratici e poco prevedibili. E le variabili sono molte.
Quello che emerge sempre più è che l’OPEC pare avere perso la sua influenza. Le decisioni di diminuire la produzione nelle scorse settimane non hanno sortito gli stessi effetti dei dati sulle scorte USA. O, meglio ancora, sui dati macroeconomici USA.
E poi come già negli ultimi tempi rimane il problema di Libia e Nigeria che continuano ad aumentare la produzione. Con tanta pace degli accordi OPEC.
Ma anche in questo campo conta molto quello che succede negli USA. E’ bastata la correzione della previsione di 10 milioni di barili al giorno a 9,9 nel 2018 per provocare una crescita delle quotazioni.
Come è ovvio anche le azioni più legate all’andamento del greggio hanno festeggiato per questi aumenti con analoghe risalite.
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