Economia Italia, a che punto è la produttività? Male, molto male
Se ne continua a parlare poco. Eppure rimane IL problema dell’Italia per eccellenza.
Soprattutto oggi che il PIL cresce e i consumi sono in ripresa. E’ la produttività. Nel nostro Paese rimane veramente l’elemento che ci differenzia dal resto d’Europa, che non ci consente di avere una crescita del PIL perlomeno nella media della UE.
E’ la ragione che ci trattiene come un’ingombrante ancora nelle ultime posizioni in quasi tutti gli indicatori. Ieri quando vi era recessione, che noi soffrivamo più di tutti gli altri. E oggi che vi è una ripresa anche piuttosto robusta nel Continente, ma di cui noi siamo solo in scia, sempre più lontani.
Vediamo come
Economia Italia, produttività italiana sempre piatta
I dati sono piuttosto impietosi. La produttività reale del lavoro, ovvero quanto si riesce a produrre per ora lavorata, è piatta per l’Italia. Il dato è ancora più grave perchè il trend devia completamente da quello dei principali Paesi europei come Germana, Francia, Spagna.
Nel 2008 ci fu quasi ovunque un calo della produttività dovuto alla caduta del PIL cui non era corrisposto licenziamenti di massa. Eppure dopo ci fu una ripresa, dovuta all’inizio a un calo o dei salari o dei dipendenti, e poi a un aumento proprio del reddito.
in Italia non accadde nulla di tutto questo.
Nel nostro Paese di fatto non sono accaduti shock ma solo un lento declino.
Per esempio abbiamo preferito non interrompere l’aumento dei salari, a un certo punto, il più forte d’Europa. A costo di perdere occupazione. Perchè è chiaro che se la torta rimane la stessa e si vogliono avere fette più grosse deve diminuire il numero delle fette.
E’ stato una sorta di tacito accordo, di cui ora paghiamo le conseguenze.
Solo da pochissimo i nostri salari salgono meno della media europea. E infatti sperimentiamo una crescita dell’occupazione pur con stipendi bassi.
Ma si tratta di un cambio di strategia, seppur benvenuta, all’interno della stessa situazione. Da salari più generosi per pochi a più posti con stipendi ridotti.
Economia Italia, disoccupazione e PIL, la distanza dal resto d’Europa aumenta
La vera svolta sarebbe quell’aumento di produttività che permetterebbe di creare reddito necessario sia per una maggiore occupazione che per un aumento dei salari.
Il risultato di questa stagnazione sta in pochissimi cambiamenti nella disoccupazione.
Che ora è la terza maggiore d’Europa dopo Spagna e Grecia, mentre eravamo una volta piuttosto in media.
La conseguenza finale è la distanza sempre maggiore in termini di PIL dagli altri Paesi.
Tutti Paesi, compresi Spagna e Portogallo, sono ritornati ai livelli del 2005. Solo Italia e Grecia rimangono distanti. Con una ripresa lentissima che non rispecchia invece la grandezza e la velocità della caduta precedente.
Le proposte della politica sono basate come sempre sulla domanda, o sulla finanza pubblica, ovvero se e come fare più deficit. Se e quali tasse tagliare, se favorire questo o quel segmento sociale.
Si è sentito il bisogno di parlare di maggiori investimenti in macchinari, ricerca e sviluppo, tramite un calo delle tasse. Forse sono gli unici strumenti che potrebbero accrescere la produttività. Si tratta tuttavia di una minoranza dei provvedimenti, ivi compreso il maxi ammortamento per i macchinari. La maggioranza delle riforme in quasi tutti i governi soprattutto politici, è stata mirata a un immediato effetto di aumento della domanda per i cittadini. Vuoi con gli anticipi pensionistici, vuoi con la 14esima ai pensionati, o con abolizione IMU e 80 euro. Certamente almeno in teoria elettoralmente sono misure più efficienti. Non si parla molto della creazione di condizioni favorevoli per le imprese. La necessità di un cambio di passo è sempre più attuale.
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