Sondaggi elettorali Ipr Marketing: crollo del Pd al 24%
Il no fermo alle alleanze, l’emorragia di iscritti, gli abbandoni dei dirigenti locali verso altri lidi, stanno facendo sprofondare il Pd anche nelle intenzioni di voto. Secondo l’ultimo sondaggio Ipr Marketing per Il Fatto Quotidiano, i democrat, se si votasse oggi, raccoglierebbero appena il 24%. Un crollo verticale. Basti pensare che nemmeno 2 settimane fa, il Pd era dato al 27/28%. Quattro punti percentuali sono andati in fumo. La maggior parte soprattutto dopo l’uscita del libro “Avanti” scritto proprio da Matteo Renzi.
Sondaggi elettorali: i perché di un crollo
“Nelle settimane precedenti le primarie dello scorso aprile – spiega Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing – il partito oscillava tra il 27 e il 28 per cento. Ma dopo l’elezione di Renzi a segretario e l’esplodere dello scontro interno ha cominciato a scendere, stabilizzandosi tra il 25 e il 26. Ora però è sceso sotto il 25, la quota più o meno del Pd alle Politiche del 2013, con Bersani segretario. E di fatto, è anche la soglia sotto la quale la situazione del partito si può definire critica”.
La discesa è dovuta soprattutto alla linea politica aggressiva adottata dal segretario dem nelle ultime settimane. Aggiunge Noto: “Chi lascia lo fa soprattutto in dissenso verso il segretario. A mio avviso, il Pd renziano può contare su uno zoccolo duro del 22 per cento. E quella cifra si avvicina pericolosamente”.
Sondaggi elettorali: come sta il M5S?
L’unica magra consolazione per il Pd è che i suoi elettori non approdano ad altri lidi. Si rifugiano piuttosto nell’astensione. E così Movimento Democratico e Progressista rimane fermo al 6%, nonostante l’aggiunta di Pisapia e il suo popolo arancione. “Una cosa rossa – rileva Noto – non andrebbe oltre il 10%”.
A beneficiare del crollo democrat è il Movimento 5 Stelle che però non ne approfitta. I pentastellati non vanno oltre al 28%. “Sono sostanzialmente stabili, ma tra febbraio e marzo avevano superato il 30 per cento, toccando anche il 32” analizza Noto.
Infine il centrodestra. Qui a godere di ottima salute è la Lega Nord di Matteo Salvini, al 14%. Più dietro Forza Italia con l’11,5%, alle prese con il rinnovamento azzurro imposto da Berlusconi. Chiude Fratelli d’Italia con un buon 5% tondo. Male, ma sopra la soglia di sbarramento, Alternativa Popolare di Alfano (3%).
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