Populismo e cattolicesimo: Nipoti di Maritain apre il dibattito
Lunedì 17 luglio 2017 è uscito gratuitamente online il quarto numero della rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain; essa si propone di animare il confronto nel mondo cattolico – coinvolgendo pure contributi esterni – su tematiche riguardanti la società odierna, dall’etica alla politica, da questioni ecclesiologiche ad altre scientifiche.
I quesiti proposti nella call for papers questa volta riguardavano tre argomenti: cattolicità, teologia e neuroscienze, populismo. Quest’ultimo è stato il tema che ha trovato maggior riscontro; a conferma del fatto che come dice Errejón, dirigente di Podemos, l’Occidente si trova nel suo “momento populista”.
Il dibattito cattolico sul populismo
Nel mondo cattolico il tema è stato introdotto da Papa Francesco; il pontefice a più riprese ha parlato della necessità di riabilitare il populismo, restituendo al concetto di popolo la sua potenza mitica per costruire “un’identità comune fatta di legami sociali e culturali”. L’attenzione del Santo Padre per questo tema stupirà alcuni, ma in realtà la sua provenienza latinoamericana spiega perfettamente questo; si tratta appunto del continente in cui sono sorti per primi alcuni esperimenti populisti (da Perón a Chávez gli esempi sono molti).
Anche nel suo stile comunicativo, Papa Francesco è populista; si pensi al linguaggio molto semplice ed evocativo, emotivamente trascinante, con cui tratta tematiche quale le diseguaglianze e l’ecologia. Il contenuto veicolato lo colloca precisamente in una prospettiva di populismo di sinistra; consideriamo ad esempio i pronunciamenti sull’immigrazione che si distanziano dalle posizioni xenofobe della destra populista. È insomma un percorso già ampiamente aperto quello che Nipoti di Maritain ha deciso di percorrere in questo numero. Il risultato è un dibattito di alto livello, in grado di adombrare una pluralità di aspetti del fenomeno analizzato.
Populismo in Europa: gli argentini Bergoglio e Laclau
Il primo articolo – a firma di Francesco Garrapa – procede in un’ottima ricostruzione dell’emergere del fenomeno populista in Europa; la causa starebbe nello svuotamento degli istituti democratici, sostenuto dall’ideologia neoliberista che alla sovranità popolare ha sostituito la governance. È così naturale che in questa crisi strutturale si vengano a ridefinire in una nuova modalità le linee di faglia del politico, favorendo una riarticolazione verticale degli antagonismi (élite e oligarchie in alto, popolo e democrazia in basso). L’autore dell’articolo segue correttamente l’analisi di questo fenomeno proposta dal teorico post-marxista argentino Ernesto Laclau; inoltre evidenzia come l’interpretazione che Papa Francesco propone del populismo sia coerente con il discorso laclauiano, ipotizzandone una diretta ispirazione.
Il populismo democratico e di sinistra di Papa Francesco
Il presunto populismo di Francesco viene analizzato da Lucandrea Massaro in una recensione a Noi come cittadini, noi come popolo (Jaca Book, Milano 2013); si tratta di uno degli ultimi interventi di Bergoglio prima che diventasse Papa. Qui emergono l’idea di politica come servizio e la necessità di una profonda immersione da parte delle élite nel popolo; da questo farsi popolo di chi governa, l’emersione di una politica per tutti, che non dimentichi gli ultimi. Un altro elemento interessante che sottolinea Massaro è come la prospettiva populista di Bergoglio sia intimamente democratica; ormai questo elemento è entrato nel DNA della chiesa romana. Abbiamo sopra detto che il populismo del papa è di sinistra, possiamo aggiungere che è un populismo radicalmente democratico.
Un populismo che non fa paura ai cattolici
Come si costruisce un popolo è il titolo dell’articolo di Alessandro Visalli; secondo l’autore, quello che spesso viene percepito come un “vento reazionario” – l’emergere sempre più costante di soggetti populisti – in realtà è una “rabbia correttamente indirizzata” contro la coercizione dello “spirito del capitalismo”. Si impone qui la necessità di costruire un popolo, tema che l’autore sviluppa tenendo conto proprio del discorso di Bergoglio.
Emanuele Pinelli nel suo contributo sgombera il campo dall’allarmismo nei confronti del populismo; lo fa attraverso un’analisi del concetto seguendo due possibili alternative. Il populismo può essere infatti considerato sia una modalità di propaganda, sia una visione della società; in ogni caso non rappresenta un pericolo di per sé.
Alcuni approfondimenti sviluppano interessanti riferimenti a figure storiche del mondo cattolico. Federico Stella mette in evidenza il rapporto fra il populismo di Francesco e la figura di Jaques Maritain; Rocco Gumina, invece, svolge interessanti considerazioni a partire dalla figura di Luigi Sturzo e all’esperienza del Partito Popolare Italiano.
Populismo e storia: davvero può liberarci dal neoliberismo?
Nell’articolo intitolato Populismi, nella storia e negli spazi: la vera sfida di Andrea Virga viene condotta invece una rassegna storico-geografica del movimenti populisti, a partire dalle prime manifestazioni nel XIX secolo, per poi passare ad analizzare – nei suoi punti di forza e debolezza – l’interpretazione di Papa Francesco. L’elemento più interessante, che occupa la conclusione dell’articolo, è la domanda che l’autore si pone intorno ai possibili esiti del populismo. Se infatti il populismo è soltanto uno stile politico, non c’è nessuna garanzia che i vari movimenti riescano a costituire un soggetto realmente antagonista rispetto al disordine neoliberale, e questo verrebbe confermato ad esempio dalla capitolazione del governo greco di Syryza – un partito che è riuscito a costruire il consenso con una strategia chiaramente populista.
Populismo: sfida e scommessa
Chi invece propone apertamente di accettare la scommessa populista è Tommaso Nencioni, promotore del manifesto di Senso Comune, associazione politico-culturale che ha come finalità di promuovere in Italia la via del populismo democratico. Secondo Nencioni l’attuale fase di crisi segna la fine del mito tecnicistico della governance neoliberale che non riesce a rispondere adeguatamente ai problemi che essa stessa ha creato a partire dagli ultimi decenni del ‘900. Questa fase oggettivamente caotica rompe la narrazione della società pacificata e impone di riarticolare il conflitto; si apre quindi un momento populista in cui il campo popolare può essere egemonizzato da varie forze in campo.
Nencioni nota che l’emergere del fenomeno populista in una fase di crisi organica non è una assoluta novità, ma è analogo a quanto avvenuto negli anni ’30 quando si imposero nei vari paesi tre risposte populiste: bolscevismo, fascismo e New Deal. Secondo l’autore, tale analogia permette di comprendere come quello populista sia un momento tipico delle fasi di crisi. Sarebbe allora necessario raccogliere la sfida populista – anziché rifiutarla con una generica condanna – attraverso un’opera egemonica tesa a riarticolare il conflitto politico nella direzione auspicata, sottraendo così il terreno a quei fenomeni inquietanti che questa analogia storica ci ricorda.
Alessandro Volpi per il blog di Nipoti di Maritain su TP