Dal vertice del consiglio europeo di venerdì scorso sono emersi importanti spunti di riflessione sull’operato di Renzi nel processo di riforme in atto e in generale sul futuro dell’Unione Europea. Si confrontano su questi temi le opinioni, raccolte dalla stampa italiana, di due protagonisti della politica italiana e tedesca:l’ex premier italiano, nonché presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004 Romano Prodi e l’ex Vice Cancelliere tedesco Frank-Walter Steinmeier, deputato e capogruppo del SPD,ministro degli Esteri nel governo di Coalizione guidato da Angela Merkel.
PRODI –Romano Prodi, intervistato da Repubblica, elogia la forza dimostrata da Renzi in campo europeo ma avverte della necessità di mettere in pratica le leggi e le riforme in programma, unico modo a suo avviso per dimostrare all’Europa attraverso fatti concreti le buone intenzioni del governo.
“Renzi esce più forte sul piano personale. Ora però deve dimostrare di avere dietro di sé un paese altrettanto forte. E questo è più difficile. I problemi dell’Italia sono il suo debito più che il suo deficit, e la sua capacità di mettere in pratica le riforme più che quella di deciderle. I decreti di attuazione delle molte leggi che sono state varate sono ancora tutti da fare. E l’Europa, giustamente, guarda ai fatti concreti, non alle belle intenzioni e neppure alle leggi giuste ma inattuate. Renzi può aver vinto la battaglia contro i burocraticismi europei dei vincoli di bilancio, ma deve ancora vincere quella contro la burocrazia italiana”.
Il professore bolognese sottolinea gli importanti cambiamenti emersi dal vertice del 27 giugno ed in particolare della possibilità, offerta per la prima volta ai cittadini europei, di eleggere anche se indirettamente il Presidente della Commissione Europea.
Prodi, pur ricordando le sue perplessità riguardo ad alcune decisioni intraprese dall’ex primo ministro Lussemburghese, si dimostra favorevole alla scelta di Junker per la presidenza della Commissione Europea. “Ricordo certe sue accanite battaglie per difendere gli interessi lussemburghesi sul segreto bancario e su alcune pratiche finanziarie che non mi erano piaciute. Sono convinto che ora sceglierà priorità diverse perchè conosce l’importanza del suo ruolo” e critica la scelta di David Cameron di contrapporsi duramente alla grande maggioranza degli stati europei, sottolineando le ripercussioni politiche di questa scelta: “Il secondo dato politico rilevante è che la Gran Bretagna appare sempre più isolata. Cameron ha preso una sberla molto dura. Ha finito per far fare un passo avanti all’Europa contro la sua volontà. Se avesse evitato di chiedere il voto su Juncker avrebbe avuto più margini d’azione”.
Per l’ex presidente della Commissione Europea in ogni caso è necessario che l’Europa, per poter essere competitiva in futuro, cambi direzione prendendo spunto dalla politica di altre potenze mondiali:“Quello che deve cambiare è l’intera politica economica del continente. L’America ha innescato per prima la crisi, ma con Obama ne è uscita più in fretta di noi grazie a una pura politica keynesiana. Lo stesso ha fatto la Cina. Lo stesso deve fare l’Europa”.
STEINMER – Intervistato dalla Stampa, il ministro degli Esteri tedesco evidenzia in primo luogo l’importanza del ruolo rivestito dall’Italia in questa delicata fase di svolta della politica Europea, elogiando indirettamente lo sforzo per le riforme compiuto da Renzi:“L’Italia è uno degli attori essenziali dell’Europa, e questo è particolarmente importante per il semestre di presidenza. Siamo in una fase importante in cui stiamo gettando le basi per la collaborazione in Europa nei prossimi anni. Adesso verranno fissate le priorità per la Ue. Crescita e occupazione sono in cima ad esse, sia per l’Italia, sia per l’Europa. Tanto più è importante che il governo italiano abbia un ampio sostegno dal popolo italiano per la sua coraggiosa agenda di riforme”.
Analizzando la difficoltosa situazione sociale in Europa, Steinmer, afferma poi la propria adesione alle politiche volte al rilancio di occupazione e crescita ma difendendo nello stesso tempo l’attuale status delle regole europee:“Il Patto di stabilità e crescita riformato ha contribuito a ristabilire la fiducia, e offre la flessibilità di cui abbiamo bisogno: i governi che fanno le riforme e le attuano, hanno già oggi i relativi margini necessari”.
Riccardo Bravin