Il Nuovo Centro Destra, alle elezioni europee con l’UDC, pur non riuscendo a raggiungere le percentuali sperate, si è comunque affermato come una realtà del panorama nazionale, del resto sempre in rapido mutamento. Ha ora l’intenzione di passare a lasciare un segno nel dibattito politico con proposte di iniziativa popolare in tema di fisco, di giustizia e di assetto istituzionale. Vediamo il caso del fisco.
Si tratta di una proposta (che si può trovare per intero QUI) elaborata da personalità chiaramente gravitanti nel centrodestra storico, ma non strettamente legate a un partito negli ultimi anni, tra cui Giuliano Cazzola, esperto di welfare, due ex radicali come Taradash e Calderisi, e l’ex presidente dello IOR Gotti Tedeschi.
In questo mix cattolico e liberale, si vede da subito una svolta liberista non scontata nelle proposte. Il nucleo centrale della proposta è:
- Una flat tax, al 20%, rispetto all’aliquota minima del 23% ora applicata.
Chiaramente si tratta di una soluzione pressochè unica nei Paesi dell’Europa occidentale con lunghe tradizioni di intervento pesante dello Stato, conconseguenti aliquote molto scaglionate, le maggiori delle quali toccano il 45% e più, mentre è una soluzione adottata in diversi Paesi emergenti dell’Est Europa. Tra l’altro si accompagna ad alcune proposte sulla no tax area che considerano fortemente i pesi familiari:
- Una no tax area non inferiore a euro 7000 per ciascun soggetto passivo d’imposta e che tale valore sia incrementato di euro 4500 euro per il primo familiare a carico, di euro 3000 per il secondo familiare a carico, di euro 2000 per il terzo e di ulteriori euro 2000 per i successivi familiari a carico.
- Previsione, al fine di garantire la progressività del sistema fiscale prevista dalla Costituzione, che la no tax area sia riconosciuta in modo degressivo al crescere del reddito familiare imponibile, e che la stessa non sia applicabile oltre una soglia reddituale non superiore a 100.000 euro.
I punti più importanti sono i drivers, ovvero le assunzioni che stanno sotto queste proposte, il modello di Stato che il NCD ha in mente con questi profondi cambiamenti: – La semplificazione e la trasparenza del rapporto tra fisco e cittadino, con una aliquota unica che sostituisca il sistema attuale dei cinque scaglioni, con un incentivo, almeno nelle intenzioni, a una diminuzione dell’evasione – Lo sgravio del cittadino dal peso di una imposizione che sopra alcuni livelli di aliquota non appare più essere il contributo ai servizi o alla solidarietà verso i più poveri, ma un fardello poco spiegabile che quindi allontana il cittadino stesso dal proprio Stato – L’esigenza ineliminabile di un livello di solidarietà sociale che si esplica nella no tax area, ovvero il principio secondo cui il cittadino che pur lavora e si impegna, ma non riesce a raggiungere dei guadagni dignitosi ha il diritto di essere percettore della solidarietà dei contribuenti e non contribuente egli stesso, il principio cioè che ci sia chi sia viene aiutato, e goda dei servizi in gratuità, concetto anche cristiano – L’importanza della famiglia come valore aggiunto della società, anche da un punto di vista economico, tanto da prevedere innalzamenti della no tax area di livello molto consistente Vi sono poi le coperture, che oltre a essere previste per rispettare l’articolo 81 della Costituzione sulla sostenibiità finanziaria delle spese e i trattati europei che prevedono il raggiungimento del pareggio di bilancio, sono esse stesse vere e proprie proposte di riforma che incidono profondamente su modello di società che il NCD ha in mente:
- La soppressione del complesso delle agevolazioni fiscali relative alle imposte sui redditi delle persone fisiche (circa 230!!) che non sono dirette ad evitare situazioni di doppia imposizione
- L’ introduzione, fermo restando il carattere universalistico del sistema di protezione sociale, di meccanismi di compartecipazione al costo standard dei servizi pubblici divisibili modulati secondo criteri progressivi in funzione della effettiva situazione economica dei soggetti beneficiari da valutare sulla base di un nuovo indicatore della effettiva situazione economica equivalente dei nuclei familiari idoneo a misurare i valori reddituali e patrimoniali degli stessi tenendo conto dei pesi e della composizione dei nuclei medesimi
- Previsione delle modalità selettive per l’acceso e la fruizione delle prestazioni sociali in denaro di carattere assistenziale, modulate secondo criteri progressivi in funzione inversa rispetto alla effettiva situazione economica equivalente dei soggetti beneficiari
Naturalmente, essendo questa la parte più delicata, quella che per alcuni sarebbe latrice di “cattive notizie”, non è specificata nel dettagio, e del resto sarebbe oggetto di moltissimi compromessi e trattative, ma la filosofia di fondo è molto chiara: – Il cittadino contribuisca soprattutto per i servizi effettivamente goduti, in cui può toccare con mano la qualità o meno del servizio statale, “pago quel che uso”, e non gettando risorse in un calderone il cui utilizzo è inevitabilmente molto opaco. – Il cittadino deve responsabilizzarsi, ovvero essere il responsabile del proprio benessere e dei servizi necessari ad esso, acquistandoli, se dotato di risorse adeguate, e non aspettando un assistenzialismo che oggi beneficia anche i redditi elevati, per esempio con un solo livello di esenzione dal ticket, elevato, per i pensionati, o l’esenzione totale per i bambini a prescindere dal reddito della famiglia, o con rette universitarie veramente modeste anche per lo scaglione più ricco – Il cittadino più povero non deve trovarsi nella paradossale situazione di dover contribure con le proprie tasse, in parte, anche al servizio goduto dal più ricco, per esempio in un ricovero ospedaliero – Da un punto di vista politico-economico queste coperture sono intese anche a prescindere dalle ipotesi di maggiore crescita, vi è quindi la volontà di non addurre coperture inesistenti o minime, per la paura di essere impopolari, come fatto da altre forze politiche, o di affidarsi a una improbabile grande crescit futura o a generici “si prendano i soldi dove ci sono”, pur di non esporsi. Punti deboli e possibili obiezioni:
– Se l’entità del mancato gettito è facilmente individuabile, le coperture sono da riscontrare in una molteplicità di interventi, ognuno delle quali dal difficile conseguimento (interventi sui sistemi sanitari regionali, sul pagamento delle rette universitarie, su meccanismi pensionistici)
– Vi è forse una ingenua speranza nell’abbattimento dell’evasione con la diminuzione delle aliquote, laddove in realtà l’evasione è più un’abitudine culturale e di più difficile scardinamento, e difatti non sono previsti meccanismi di intervento anche repressivi e di coercizione contro il non pagamento delle imposte, oltre che di incentivo a pagarle
– Il favoreggiamento delle famiglie a discapito dei single appare forse eccessivo, la no tax area in caso di famiglia con più figli appare veramente elevata, vi è chiaramente una impronta ideologica alla base.
– Politicamente gli ingenti cambiamenti del rapporto Stato-cittadino per realizzare le coperture sono di difficile realizzazione, sia per le resistenze molto probabili dei sindacati, sia perché una impronta statalista almeno in passato era sembrata presente anche nell’area politica cui il NCD fa riferimento – Probabilmente non è parte di un discorso meramente fiscale, ma non vi è comunque riferimento a indispensabili interventi accessori che renderebbero più agevole la realizzazione delle riforme proposte, ovvero una maggiore concorrenza, liberalizzazione e apertura al privato e al no profit, proprio perchè il cittadino ora non si troverebbe più con la mediazione dello Stato ma dovrebbe essere responsabile della scelta dei servizi per sè, in molti campi, sia in quelli in cui il NCD si è sempre dimostrato molto ben disposto, come la sanità e la scuola, ma anche nelle professioni.