Venezuela: Maduro vince, ma l’opposizione trova alleati internazionali
Giornata storica per il Venezuela e per il suo presidente, Nicolás Maduro. Nella giornata di ieri – 30 luglio 2017 – il popolo venezuelano si è espresso sulla possibilità di formare una nuova costituente. L’opposizione – guidata da Leopoldo López – assicura che la vittoria della posizione governativa non sia legittima. Parte della Comunità Internazionale rifiuta la decisione popolare. La votazione per la costituente è stata la 21esima consulta degli ultimi 18 anni, ovvero, dalla vittoria del comandante Hugo Chávez alle presidenziali del 1999.
Forse può interessarti: Venezuela: opposizione bombarda la corte suprema. Maduro accusa la CIA
Venezuela: 13 o 41,5?
Secondo le stime degli oppositori, la partecipazione si sarebbe fermata appena al 13%. Un’affluenza decisamente distinta rispetto a quella annunciata dal CNE (Consiglio Nazionale Elettorale); secondo le fonti governative, l’affluenza ha superato il 41,5%. In totale, avrebbero votato all’incirca 8 milioni e 89 mila venezuelani. L’affluenza è un elemento che incide direttamente sulla legittimità della votazione.
Forse può interessarti: Crisi Venezuela: la malnutrizione infantile al 25%
Venezuela: i morti degli uni e degli altri
L’opposizione ha chiamato alla protesta e alla rivolta, creando disordini per tutta Caracas. Ormai, si va verso i quattro mesi consecutivi di guerriglia urbana. Anche nella giornata di ieri, si è palesata una violenza ormai endemica. Il numero di morti – sia da un bando che dall’altro – continuano a crescere. Secondo le fonti governative, un sergente è stato ucciso con un colpo di pistola in pieno volto. Inoltre, uno dei membri della costituente sarebbe stato assassinato nella sua stessa casa. L’opposizione ha visto la perdita di oltre cento individui dall’inizio della guerriglia nella capitale.
Venezuela: Stati Uniti, Spagna, Argentina e Perú si oppongono
Alcuni Paesi della Comunità Internazionale rifiutano la decisione popolare presa in Venezuela. Uno dei primi ad esprimersi è stato il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Il repubblicano afferma di non riconoscere la votazione celebrata nel Paese sudamericano. Stessa posizione presa da Argentina e Perú, rette entrambe da presidenti affini (Mauricio Macri e Pedro Pablo Kuczynski) alle politiche di Washington.
Spicca, infine, il comunicato ufficiale del governo spagnolo. Il governo di Rajoy si oppone sia alle modalità del referendum, sia alla legittimità del risultato, auspicando un dialogo con le istituzioni democratiche e legittime come l’Assemblea Nazionale. La risposta di Maduro non è tardata ad arrivare, affermando – nel suo discorso di mezzanotte ora locale – che il governo e il PSUV ha fatto tutto il possibile per negoziare con la MUD (Mesa de Unidad Democrática) e che sia stata l’opposizione a “fare muro” per aggravare la crisi e fomentare la rivolta.