Un nuovo muro che protegga Israele dall’ondata dell’Islam radicale: l’annuncio viene dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Sarà necessario costruire gradualmente una barriera di sicurezza anche a est, da Eilat fino alla barriera che abbiamo già costruito sulle alture del Golan” ha dichiarato Netanyahu, secondo il quale la Valle del Giordano rappresenta il confine di sicurezza per Israele.
Dopo il muro che separa Israele e Cisgiordania, giudicato illegale dalla Corte Internazionale dell’Aja, Tel Aviv potrebbe tirar su una nuova barriera. Un altro muro esiste già al confine con l’Egitto: ha l’obiettivo di impedire l’accesso a Israele ai migranti che arrivano dal deserto del Negev.
Non solo. Il territorio compreso tra la Valle del Giordano e Israele dovrà rimanere a lungo sotto la supervisione militare di Tel Aviv, secondo Netanyahu. Tutto ciò non va in contrasto col principio di sovranità nazionale “così come la sovranità della Germania non è stata menomata dalla presenza sul suolo di forze Usa” ha aggiunto il premier.
Negli ultimi giorni su Israele sono piovuti razzi lanciati da Gaza. Tel Aviv ha risposto con attacchi mirati ma Netanyahu ha precisato che “siamo pronti ad estendere le nostre operazioni, a seconda delle necessità”. Fonti militari israeliane sostengono che solo nel mese di giugno da Gaza sono stati lanciati 60 razzi contro Israele, la metà dei quali ha raggiunto il territorio dello stato ebraico.
Per il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman di fronte a Israele ci sono solo due possibilità: proseguire con gli attacchi aerei oppure procedere all’occupazione della Striscia di Gaza. “Abbiamo visto che interventi limitati non fanno altro che rafforzare Hamas” ha dichiarato il ministro, come riportato dall’agenzia Bloomberg. Israele ha lasciato la Striscia nel 2005. Due anni dopo Hamas ha preso il controllo del territorio.
Netanyahu guarda anche alla possibilità di trovare sponde nei paesi vicini. Per il premier israeliano occorre la cooperazione dell’Egitto e della Giordania, per porre un freno all’Islam radicale. Ma Netanyahu mette nell’elenco anche qualcun altro, vale a dire “il combattivo popolo curdo, che ha dato prova di moderazione politica e che ha diritto a una indipendenza politica”. Un’apertura già anticipata dalla stampa israeliana ma lo stesso molto importante, nei giorni in cui dall’Iraq i curdi sono tornati a parlare della costituzione di uno stato indipendente del Kurdistan.