Sondaggi politici SWG: chi frena il cambiamento in Italia?
Sondaggi politici SWG: chi frena il cambiamento in Italia?
Nell’ultimo sondaggio dell’istituto demoscopico SWG, si parla dei “freni” che rallentano la marcia del nostro Paese. Verso la ripresa; verso un futuro più prospero o una società migliore. SWG propone una serie di attori o gruppi sociali che potrebbero incidere negativamente sul cambiamento. Ce ne sono alcuni che sembrano mettere d’accordo tutti, considerandoli dei freni al cambiamento per il nostro Paese.
Sondaggi politici SWG: le lobby sono il freno principale
Stando alle risposte dei cittadini intervistati, ben il 40% considera che l’attore che frena maggiormente il cambiamento in Italia è il gruppo di pressione, chiamato comunemente “lobby”. Le lobby riescono ad incidere sulle decisioni politiche attraverso il potere economico e, in alcuni casi, attraverso la produzione culturale (optando per la legittimazione o delegittimazione di un atto, oggetto o soggetto). 4 su 10, quindi, si decantano per questa risposta.
Sondaggi politici SWG: seguono i dirigenti pubblici
In seconda posizione, ben staccato dalle lobby, troviamo “i dirigenti della pubblica amministrazione”. Una categoria invisa a molti italiani; gli alti stipendi, i pensionamenti precoci e la mancanza della partecipazione dai rischi. I dirigenti della pubblica amministrazione sono – in alcuni casi, e dal punto di vista normativo – deresponsabilizzati.
Sondaggi politici SWG: seguono sindacati e corporazioni
Al terzo posto troviamo i sindacati. Non si specificano quali. In generale, per il 16% degli italiani, sono loro il grande freno per il cambiamento in Italia. Da un recente studio dello stesso SWG, si mostrò come Coldiretti godesse del favore degli italiani, mentre Confindustria era mal vista dallo stesso campione. A stretto giro di posta, seguono le corporazioni professionali: per il 14%, la loro abolizione potrebbe eliminare il freno al cambiamento.
Nelle ultime due posizioni, troviamo la magistratura amministrativa (13%) e primaria. Per una volta, la magistratura non esce sfiduciata da un sondaggio politico. Lo stesso istituto demoscopico, infatti, dimostrò la sempre minor fiducia nel terzo potere, quello che, per antonomasia, dovrebbe essere libero e indipendente.