Rinnovo contratto statali e scuola: bonus 80 euro sempre più a rischio
Rinnovo contratto statali e scuola: bonus 80 euro sempre più a rischio.
Nonostante la pausa estiva, per il rinnovo contratto statali è sempre in gioco il bonus 80 euro. Ed è quello che fa temere di più i sindacati. Sarà il bonus Renzi, infatti, uno dei punti caldi su cui toccheranno le principali discussioni. Il 28 agosto ci sarà un incontro preliminare tra parte governativa e parte sindacale, mentre dal 31 agosto si comincerà a fare sul serio. Da un lato la componente normativa, dall’altro quella economica. E se nella prima i sindacati hanno orecchie tese e occhi spalancati per evitare trappole e trabocchetti, nella seconda l’obiettivo è quello di tenere sia l’aumento sia il bonus Renzi.
Rinnovo contratto statali: bonus 80 euro a rischio, perché?
Con l’aumento di 85 euro lordi, è possibile che molti dipendenti statali e scuola superino la soglia reddituale di 26 mila euro. Ciò significa che il bonus 80 euro potrebbe venir meno. E alla fine, conti alla mano, il tanto sudato aumento potrebbe “ridursi” solamente a 5 euro. In parole povere, l’aumento e il bonus potrebbero annullarsi a vicenda, o quasi. Trasformando così in mere chiacchiere quanto discusso da novembre scorso a oggi.
C’è timore da parte dei sindacati e l’intenzione potrebbe essere quella di defiscalizzare il bonus Renzi. Ovvero, fare in modo che il bonus 80 euro non vada ad accumularsi con la somma dei redditi degli statali e quindi non essere contabilizzata a livello fiscale. In questo modo, oltre all’aumento previsto di 85 euro lordi, gli statali e il personale scolastico potrebbero usufruire anche del bonus 80 euro.
Rinnovo contratto statali e scuola: attenzione alla parte normativa
Sulla componente normativa, parti governative e sindacali sembrano andare più d’accordo. Si andrà a fornire una regolamentazione relativa ai permessi, alle assenze per malattia, alle ferie. Eppure anche su questo punto i sindacati dovranno tenere ben alta la guardia. E impedire che, a fronte degli aumenti previsti, non venga aumentato il carico di lavoro sui soggetti già penalizzati da 8-9 anni. Tra i timori più evidenti, emerge un fantasma già apparso ma subito sparito nell’era Monti. Ovvero, aumentare da 18 a 24 il carico delle ore di lezione frontale. Sembrava tutto fatto 5 anni fa, ma poi l’intenzione è stata vanificata. E se oggi lo si dovesse riproporre?
C’è sfiducia nei confronti del governo anche sul continuo procrastinarsi delle trattative. Un tavolo che doveva aprirsi aprile scorso, si è invece aperto a ridosso dell’estate. E adesso, dopo la pausa estiva, si riprenderà, con le risorse che dipenderanno prevalentemente dalla nuova manovra finanziaria. I primi aumenti salariali, quando saranno stabiliti, avverranno nei primi mesi del 2018. Sotto periodo elettorale. Sarà quello il periodo della propaganda (da ogni parte). E qualcosa che poteva essere fatto prima, è stato rimandato proprio al momento giusto. Ai danni dei lavoratori statali penalizzati da quasi un decennio. E che ora devono anche tenere gli occhi aperti su ogni fronte.
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