Rinnovo contratto statali: notizie negative sull’aumento.
È tutta una questione di risorse. Da queste dipenderà l’aumento stipendi nel rinnovo contratto statali. Ma le ultime notizie che emergono dalle interviste e dalle dichiarazioni dei politici portano poco di buono. Già, il ministro Calenda ha affermato che le risorse economiche ci sono, ma sono poche, pochissime. E gli 1,5 miliardi ricavati dalla crescita del Pil non andranno affatto sul rinnovo contratto statali. Le priorità sono l’occupazione giovanile e gli sgravi fiscali per le aziende. Questo nonostante gli statali abbiano un contratto bloccato ormai da 8 anni. Ed è naturale che i sindacati siano già sul piede di guerra.
Rinnovo contratto statali: aumento stipendi, quali risorse?
Proprio sugli aumenti ha tuonato l’Anief per voce di Marcello Pacifico: altro che 85 euro lordi! Gli aumenti che spettano ai docenti sarebbero minimo di 210 euro! Tuttavia un nuovo confronto sta per iniziare. E nonostante le recenti preoccupante notizie, dai primi dialoghi attorno ai tavoli di lavoro spunterà qualcosa di ufficiale.
Insomma, nessuno parla del rinnovo contratto statali. Si sa che mancano le risorse, come si sa che il governo ha promesso che la questione si chiuderà entro l’anno. Tuttavia i sindacati sono già sul piede di guerra e si prospetta un settembre molto caldo dal punto di vista del dialogo. Durante questa pausa estiva, si è parlato spesso di altre priorità. Tra tutte l’occupazione giovanile e gli sgravi fiscali per le aziende. I miliardi arrivati dalla crescita del Pil saranno stanziati per il piano Industria 4.0. L’obiettivo è rilanciare l’occupazione e gli investimenti. Lo stesso ministro Calenda non ha parlato del rinnovo contratto statali. E con una situazione già sulla graticola, bloccata peraltro da 8 anni, il timore delle parti interessate è più che giustificato.
Rinnovo contratto statali: quali priorità?
Nei tavoli di lavoro che inizieranno la prossima settimana, la priorità sarà la normativa disciplinare. Ovvero quella legata alle assenze per malattia e ai permessi. Il governo ha intenzione di contrastare i furbetti e il fenomeno dell’assenteismo. Come? Attraverso l’eliminazione dei bonus per i dipendenti più assenti sul posto di lavoro. Ma anche attraverso una collaborazione con i lavoratori stessi. Le amministrazioni che conteranno più assenze, infatti, saranno interamente penalizzate. Questo coinvolgerà direttamente i dipendenti, che saranno chiamati a una maggiore responsabilizzazione.
Diverso il discorso dell’aumento stipendi. Per ora l’aumento annunciato è quello medio di 85 euro lordi. Che per alcuni dipendenti potrebbe sacrificare il bonus Renzi di 80 euro, trasformando i cosiddetti aumenti in ritocchini di appena 5 euro. Il nodo è ancora tutto da sciogliere e tutto dipenderà da quante risorse il Mef deciderà di stanziare sul nuovo contratto degli statali. Le risorse, come abbiamo detto, ci sono, ma non per tutto. E rischia di naufragare l’intenzione dell’Anief di equiparare gli stipendi dei docenti italiani a quelli dei colleghi europei. Sul tema c’è anche una petizione che ha raccolto già decine di migliaia di firme. Ma che purtroppo, alla luce delle recenti dichiarazioni, rischia di trasformarsi in un buco nell’acqua.
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