Rinnovo contratto statali e scuola: aumento stipendio precari, ipotesi fattibile.
Si ravviva ulteriormente la questione rinnovo contratto statali e scuola. L’aria che si respira è ancora incerta. Il nodo risorse è ancora da sciogliere e si aspettano risposte in tal senso del Ministero dell’Economia. Tuttavia, avanzano alcune ipotesi di soluzione sull’aumento salariale. L’obiettivo primario, come discusso al tavolo dell’Aran, è quello di accontentare le parti. Oltre alle risorse, tra gli altri nodi da sciogliere spicca l’equiparazione tra i diritti dei docenti precari e quelli di ruolo. Il punto interrogativo di questo aspetto restano ancora le risorse. Tra i punti centrali del dibattito, inoltre, emergono quelli di una possibile corsia preferenziale agli assistenti amministrativi che hanno svolto funzioni di direzione amministrativa negli ultimi otto anni per almeno 3 anni. A fronte del prossimo reclutamento per DSGA.
Rinnovo contratto statali e scuola: docenti precari e di ruolo, stessi diritti
L’equiparazione dei diritti tra docenti precari e di ruolo tiene ancora banco sul tavolo di discussione della scuola. Stando a quanto trapelato dal primo incontro all’Aran, sembra che si proceda verso una mediazione. Come riporta ItaliaOggi, la procedura non sarà così lineare. Con alcune differenziazioni che sono previste nel caso si siano svolte funzioni diverse. Un aspetto più o meno controverso, questo, visto che negli ultimi anni i compiti dei docenti precari e quelli di ruolo sono stati uguali.
Rinnovo contratto statali: nessuno tocchi il bonus Renzi
Altro argomento caldo di discussione riguarda tutti quei dipendenti pubblici che rientrano nella fascia reddituale annua compresa tra i 22 e i 26 mila euro. Infatti, è proprio a loro che potrebbe essere tolto il bonus Renzi di 80 euro. Quest’ultimo andrebbe in contrasto con l’aumento stipendiale di 85 euro. E diversi dipendenti pubblici potrebbero quindi vedersi togliere il bonus Renzi, una volta ottenuto. Sull’aumento salariale, avanzano diverse ipotesi di soluzione. Il segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti, ha parlato di una possibile progressività per risolvere il problema.
Al bonus 80 euro, si potrebbe dare una forma “di maggiore detrazione di lavoro dipendente. E renderlo pieno fino a 22 mila euro anziché fino a 24 mila euro. E poi farlo decrescere gradualmente fino a 28 mila anziché fino a 26 mila euro”. In questo modo, oltre a togliere 9 miliardi di euro “sia dal lato delle entrate tributarie, sia dal lato della spesa corrente”, si risolverebbe il problema sia per chi si trova nella fascia reddituale bassa, sia per chi si trova nella fascia più alta. E il bonus Renzi non verrebbe pertanto sacrificato.
Rinnovo contratto statali: le paure dei sindacati sul bonus Renzi
Restano vive le paure dei sindacati sul bonus 80 euro. Il problema delle risorse non è affatto da sottovalutare e c’è il timore che il governo prenda in contropiede le parti interessate, deludendo le aspettative. Il segretario Cgil Franco Marini affronta il problema del rinnovo in chiave negativa. Dello stesso avviso Maurizio Petriccioli della Cisl, il quale ha dichiarato che “le risorse vanno stanziate nella Legge di Bilancio”. Infine, anche il segretario della Uil, Antonio Foccillo, ha espresso i suoi timori e al tempo stesso le proprie certezze. “In linea con l’accordo del 30 novembre, abbiamo ribadito che l’incremento economico deve essere di 85 euro e che il bonus degli 80 euro non può essere contato come incremento salariale. Dovranno essere trovate soluzioni differenti. Tra queste la defiscalizzazione del salario di produttività”.
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