Nuovi voucher Inps: prestazioni occasionali, crollo fino all’80%
I nuovi voucher, i “presto”, non hanno avuto – almeno per ora – la capacità di rimpiazzare i vecchi voucher. Troppi limiti burocratici, farraginosi e complessi, che scoraggiano la regolarizzazione del rapporto di lavoro occasionale. A parlare è stato lo stesso Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Dove risiedono i problemi dei nuovi voucher? Cosa spiega questo drastico calo del loro utilizzo? La differenza è, in effetti, impressionante. Si para dell’80% in meno.
Nuovi voucher Inps: il maggior limite del nuovo strumento
La celerità con cui sono stati partoriti i “presto” – come conseguenza di un tentativo del governo di evitare la celebrazione del referendum sui voucher – può aver generato alcuni problemi di coerenza e logica interna. L’ostacolo più evidente riguarda la dimensione delle imprese che possono utilizzare i nuovi voucher. Di fatti, possono adoperarlo unicamente le imprese che hanno a disposizione 5 (o meno) dipendenti stabili. L’idea di fondo è quella di tutelare i posibili lavoratori dipendenti, “mascherati” da occasionali. Questo limite, nella fattispecie, esclude il 90% dei datori di lavoro che, precedentemente, potevano far utilizzo dei voucher.
Nuovi voucher Inps: le restrizioni su attività e importo
Oltre alla restrizione, stringente, legata alle dimensioni dell’impresa, vi sono anche limiti importi sulla tipologia di attività e sull’importo da ricevere. Come riporta Ilsussidiario.net, per “le imprese agricole sono ammesse solo se impiegano pensionati, studenti under 25, disoccupati e cassaintegrati. Le imprese edili, cave, miniere e servizi svolti in appalto sono escluse. Le pubbliche amministrazioni possono accedervi solo con progetti per categorie svantaggiate e manifestazioni”. Anche il monte ore annuale è relativamente esiguo: 280 ore. Inoltre, dai nuovi voucher non si possono ottenere più di 5.000 euro annui; non oltre 2.500 euro da un solo datore di lavoro. Nel caso si superasse tale soglia, si andrebbe a definire un contratto a tempo indeterminato.
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Infine, aumenta anche la retribuzione oraria minima. Come riporta Repubblica, ” Il compenso giornaliero non può essere inferiore a 36 euro. Quello orario deve essere di almeno 9 euro netti e 12,37 lordi per le imprese, e di almeno 8 euro netti e 10 lordi per le famiglie. Il vecchio regime prevedeva cifre inferiori: 7,5 e 10 euro”.