Bioetica: cronostoria di un dibattito acceso e pluridecennale
La bioetica è diventata ormai una presenza costante nelle nostre vite grazie a quotidiani, televisione e al dibattito culturale e politico che da decenni viene sempre più incrementato. Demetrio Neri, professore ordinario di Bioetica presso l’Università di Messina e membro del Comitato Nazionale della bioetica, nel suo libro dedicato alla filosofia etica e morale, ripercorre passo dopo passo tutte le tappe di questo nuovo modo di vedere la scienza, oggi sempre più attuale.
L’affermazione della bioetica
Dopo un’iniziale diffidenza, la bioetica si è affermata, a partire dal secolo scorso, anche come disciplina coltivata in ambito accademico; ma l’epoca che più di tutte viene considerata come punto di svolta, è senza dubbio quella segnata dalla nascita dell’etica applicata. E’ un periodo, questo, in cui si rende evidente un profondo mutamento di clima culturale legato ad importanti fenomeni come, ad esempio, la rivoluzione sessuale e la diffusione dei metodi contraccettivi. Per la prima volta si sente parlare di cellule staminali; di fecondazione assistita e di aborto. E’ una vera e propria rivoluzione che lascia terreno fertile ad opinioni discordanti e in conflitto tra loro.
Si inserisce in questo contesto la questione più scottante del dibattito bioetico, ovvero l’eutanasia che, già agli inizi degli anni Novanta trova il primo riconoscimento legale in Olanda.
Accanto alle grandi speranze e agli ottimi risultati ottenuti dalla medicina, comincia ad emergere il concetto dell’imperialismo medico e si comincia a sostenere che le decisioni mediche, essendo anche di natura etica, non possono più essere prese escludendo un contesto sociale. Si inizia così ad abbandonare l’idea che la medicina possa essere di per sé autosufficiente; non può più restare legata ai principi espressi nel giuramento di Ippocrate, escludendosi dai mutamenti culturali e sociali che la circondano.
Una delle prime acquisizioni del dibattito bioetico è stata la necessità di rivedere il rapporto paziente-medico, fino ad allora centrato esclusivamente su quest’ultimo, sulla base di un nuovo modello che riconoscesse al paziente la propria capacità decisionale e la sua dignità.
Bioetica e rivoluzione biologica: nascita dell’ingegneria genetica
Con il concepimento in provetta si assiste per la prima volta alla nascita di un embrione in modo completamente artificiale, nonché a studi e modificazioni ottenuti tramite tecniche di ingegneria genetica, il che genera tutt’oggi problemi etici di grande complessità.
Si aprono, così facendo, nuove prospettive di grande importanza per il mondo. Si pensi alle applicazioni in campo agricolo e zootecnico; alla produzione di nuovi farmaci – come l’iniezione di insulina – ottenuta per la prima volta grazie all’ingegneria genetica nel 1982.
Come accade sempre quando l’umanità si trova di fronte a innovazioni epocali, le reazioni a queste prospettive e agli scenari che suggerivano erano improntate, da un lato, a grande entusiasmo e, dall’altro, ad inquietudine e timori.
L’entusiasmo era legato alla possibilità di curare gravissime malattie di origine genetica; la diffidenza partiva dai numerosi limiti. Questa tecnica, ad esempio, cura l’individuo in questione, ma non corregge il difetto alla radice, che quindi viene trasmesso ai discendenti.
La bioetica in Italia: la cronostoria
Venendo ora a ciò che ci riguarda in prima persona, in Italia si è cominciato a parlare di bioetica verso il 1980. Su una rivista filosofica, apparve per la prima volta un articolo riguardante gli enormi sviluppi della genetica.
Con questo articolo la bioetica veniva segnalata come fenomeno culturale degno di essere approfondito anche nella sua dimensione teoretica. Tuttavia, la società italiana apparve principalmente diffidente e indifferente nei suoi confronti. D’altro canto, la Chiesa mostrò fin da subito un grande interesse e cercò di porvi il proprio controllo, in primis per le problematiche principali – ovvero fecondazione assistita; aborto; nuove frontiere della medicina; e così via – che andavano naturalmente contro ogni tipo di legge cattolica.
L’interesse da parte della società civile si è avuto circa un decennio dopo, all’inizio degli anni novanta, quando i media iniziarono a diffondere la notizia della prima clonazione, quella della Pecora Dolly (5 luglio 1996) . Subito dopo, grazie al dibattito sulle cellule staminali.
Bioetica: il manifesto di bioetica Laica e il dibattito
Nel giugno 1996 venne pubblicato su Il Sole 24 ORE un Manifesto di bioetica Laica. Queseti fu seguito da un convegno per discutere faccia a faccia sulle tesi esposte dal manifesto. Inizialmente si cominciò a respirare un piacevole clima di dialogo tra posizioni laiche e posizioni cattoliche. Ma, quando le questioni bioetiche vennero man mano allontanate dalla cultura cattolica, quello che fino ad allora era stato dialogo, si trasformò in discussione e rottura definitiva. Il dibattito bioetico si presentò come ennesimo luogo di contrapposizione tra laicità e religiosità.
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Questo accadde soprattutto nel momento in cui la discussione si spostò dal piano teorico a quello politico, in seguito ad alcuni eventi che certamente tutti ricordiamo: l’approvazione nel 2004 della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita e il successivo referendum; la vicenda di Piergiorgio Welby, che nel 2007 fu il primo ad ottenere il distacco del respiratore artificiale che lo teneva in vita; infine la commovente storia di Eluana Englaro, in coma dal 1992, e di suo padre, protagonista di una dura battaglia che portò, nel 2009, alla morte di sua figlia, tenuta in vita artificialmente.
Bioetica: Il principialismo
Tra gli approcci alla bioetica più diffusi su scala mondiale, vi è quello noto come bioetica dei principi. Questi nacque tra gli anni ottanta e novanta nell’ambito di un progetto di ricerca del Kennedy Institute, negli USA. I due autori che hanno sviluppato questo tipo di approccio, ossia Tom Beauchamp e James Childress, si dichiararono sostenitori di due correnti nettamente opposte. Il primo credeva fermamente nel rispetto dell’autonomia delle persone; ovvero il diritto da parte del paziente di assumersi la responsabilità delle decisioni riguardanti le proprie cure mediche. Anche nel caso in cui non fosse più, in quell’istante, in stato di assoluta coscienza.
Da qui nacque l’idea del testamento biologico. Un documento nel quale una persona dichiara a quali trattamenti vuole o non vuole sottoporsi nel caso in cui dovesse trovarsi un giorno in stato di inconsapevolezza. Dopo lunghi anni di dibattito, la questione è passata Dal Comitato nazionale per la bioetica al Parlamento Italiano, ed è stata recentemente approvata.
L’altra scuola di pensiero riguarda l’impegno del medico ad agire in base al bene del paziente, così come si legge nel giuramento di Ippocrate. Da qui parte una questione più delicata. Parliamo dell’accanimento terapeutico; ovvero: l’interruzione di trattamenti medici da cui non si possa trarre completo beneficio, tralasciando le volontà del paziente stesso).
La bioetica dei principi si pone come intermediario per tutti gli approcci e le problematiche legate all’etica della medicina. Non viene assunta come legge generale o come un dovere assoluto; cerca di trovare un punto di incontro tra le numerose opinioni discordanti, presentandosi come punto di partenza per la discussione pubblica e civile.
Maria Iemmino Pellegrino