Legge 104, novità 2017: agevolazioni con part-time, niente penalizzazione
La Corte di Cassazione ha stabilito – con la sentenza 22925/2017 – che se un lavoratore passa da un full-time ad un part-time ha comunque diritto a godere dello stesso numero di permessi previsti dalla legge 104. Il diritto può tuttavia esser fatto valere purché il nuovo orario settimanale vada a mantenere prestazioni per un numero di giornate superiore al 50% dell’orario ordinario.
Legge 104: il caso scatenante
A portare i giudici “ermellini” a far luce sulla questione attraverso la sentenza 22925/2017 è stato il caso di un lavoratore di un’azienda. Una volta passato da un orario “full” a uno “part”, si è visto diminuire i giorni di permesso da tre a due mensili. Così la Corte, ha fatto riferimento alla direttiva europea 97/81/CE. Essa tutela appunto i diritti del lavoratore part-time vietando ogni tipo di discriminazione rispetto al full-time. Si può leggere nella sentenza che “trattasi di uno strumento di politica socio-assistenziale, basato sul riconoscimento della cura alle persone con handicap in situazione di gravità; questa è “prestata dai congiunti e sulla valorizzazione delle relazioni di solidarietà interpersonale ed intergenerazionale”.
Legge 104: differenze tra part time verticale e orizzontale
In termini di permessi previsti dalla legge 104 sussistono comunque alcune differenze se il part-time è orizzontale o verticale. Difatti, nel primo caso, il lavoratore, svolgendo meno ore di servizio, ha sì diritto ai tre giorni di permesso mensili, ma per meno ore; questo proprio perché è minore il numero di ore lavorate. Stesso discorso riguarda, di conseguenza, il numero di giorni di ferie.
Nel caso invece di un part time verticale i giudici hanno stabilito che il lavoratore mantiene il diritto ai 3 giorni di permesso solo se la sua prestazione è di almeno quattro giorni su sei.
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