Elezioni in Andalusia (Spagna): Inversione di rotta

Doveva essere la ciliegina sulla torta. La fine della “reconquista”. Il trionfo finale. Tutti i sondaggi davano, infatti, per sicuro che il Partido Popular (conservatore), dopo aver vinto tutte le regioni (tranne le Asturias) al voto nelle elezioni amministrative della primavera 2011 ed aver ottenuto la maggioranza assoluta nelle elezioni politiche dello scorso novembre, avrebbe conquistato anche l’Andalusia, la regione piú popolosa della Spagna, da 32 anni feudo socialista.

 

PERCHE’ DOVEVA ESSERE UN TRIONFO

[ad]D’altronde i prerequisiti per il trionfo c’erano tutti: innanzi tutto gli altri due bastioni socialisti, Castilla-La Mancha ed Extremadura, erano caduti dodici mesi fa, rendendo quello che molti popolari consideravano un sogno una concretissima realtà. In secondo luogo il PSOE-A (Partito Socialista- Andalusia) era stato travolto da uno scandalo immenso (lo scandalo degli ERE), dove si era palesato come centinaia di persone vicine al partito di governo erano state pre-pensionate in maniera illegale all’interno di procedure di aiuto ad imprese in crisi, in taluni casi non essendo nemmeno dipendenti di tali imprese. In terzo luogo il governo Rajoy, nonostante una riforma del mercato del lavoro particolarmente dura, l’aumento delle tasse e la prospettiva di riduzione dei servizi sociali annunciata ma da realizzarsi in questa settimana per evitarsi problemi elettorali, gode ancora di un ampio consenso. Infine i già citati sondaggi. Davano nel peggiore dei casi 53 seggi su 109 ai Popolari, anche quelli commissionati dal PSOE-A (per un approfondimento si consiglia www.electometro.es) .

 

LA SINISTRA MANTIENE L’ANDALUSIA

Il sondaggio nel giorno elettorale, peraltro, confermava una maggioranza assolutissima del PP, con 58-59 seggi. In Calle Ferraz, sede nazionale del PP, il Primo Ministro Rajoy era stato accolto da abbracci e sorrisi. Con l’inizio dei dati reali, peró, ci si rese conto di quanto sbagliati fossero quei sondaggi. I dati che arrivavano dai paesi dell’entroterra andaluso facevano presagire un risultato molto piú modesto per il PP, dimostravano una complessiva tenuta del PSOE e sottolineavano un’avanzata molto forte di IU (Izquierda Unida, sinistra radicale).

Il risultato, quindi, è molto diverso da quello preventivato. Il PP vince per la prima volta le elezioni regionali andaluse ottenendo il suo massimo storico ma si ferma a 50 seggi, lasciando al PSOE-A (47 seggi) ed ad IU (12), che hanno ora la possibilità di coalizzarsi e di governare insieme la regione.

 

L’ANALISI DEL VOTO IN ANDALUSIA

Come si puó evidenziare dalle seguenti tabelle e grafici:

  1. le elezioni sono un’inversione di tendenza dopo appena quattro mesi scarsi di governo del PP in quanto i Popolari perdono 400 mila voti mentre i Socialisti solo 70 mila rispetto alle elezioni politiche di novembre. Dato l’aumento dell’astensione questo porta ad una crescita in percentuale del PSOE e a quel pareggio di fatto in termini di voti (44 mila voti di differenza) tra i due partiti principali;
  2. IU è l’unico partito a crescere in termini di voti assoluti sia rispetto alle regionali 2008 che alle politiche 2011;
  3. L’astensione è per la prima volta nella storia dell’Andalusia il “partito piú grande”, conseguenza evidente della profonda crisi economica ma soprattutto di rappresentanza politica (gli Indignados);
  4. L’altro dato preventivato dai sondaggi, ossia l’entrata nel Parlamento andaluso del progressista-centrista UPD è stato smentito ampiamente ed il partito di Rosa Diéz perde molti voti rispetto alle politiche, confermando quanto questo partito sia percepito come forza capace di rappresentanza nazionale ma mai locale (è un partito, di fatto, centralista e a favore della ricentralizzazione della gestione di servizi pubblici come la sanità e l’educazione, per via della spesa pubblica eccessiva nelle regioni).

In quanto ai risultati sul territorio è opportuno evidenziare:

NEL PRINCIPATO IL CAOS

[ad]Ieri, peró, si votava anche nelle Asturias, piccola regione del Nord della Spagna, dove dopo otto anni di governo socialista (2003-2011) nel maggio dell’anno scorso aveva “vinto” il partito di Francisco Alvarez Cascos, ex uomo forte popolare che dopo aver rotto con Rajoy si era fondato un partito locale asturiano, il FAC (Foro Asturiano). Dopo 8 mesi di governo in minoranza Cascos ha riconvocato le elezioni perché non riusciva a trovare qualcuno che votasse a favore del bilancio proposto.

Il risultato di ieri conferma, però, le divisioni nel Parlamento Asturiano, in cui il PSOE ha la maggioranza relativa dei voti e dei seggi (16), mentre i due partiti di destra (FAC, 13 seggi e PP, 10) hanno la maggioranza assoluta dei seggi ma sono divisi su quasi tutto come lo sono stati durante questi otto mesi di non-governo. Nel frattempo è entrata nel parlamento asturiano UPD con un seggio e IU è cresciuta da 4 a 5 seggi. Infine, anche nel profondo nord, un trionfo dell’astensione che ha raggiunto il 44%.

 

LE CONSEGUENZE REGIONALI DOPO IL VOTO

Il risultato in Andalusia non porta ad una scontata riconferma del presidente socialista uscente, Griñan, dato che l’anno scorso IU in Extremadura ha preferito astenersi e far sí che il PP governasse in minoranza piuttosto che allearsi con il PSOE. Ció detto, comunque, siamo in una fase politica nuova e IU non deve piú, come un anno fa, smarcarsi il piú possibile dal PSOE per conquistare i voti in uscita dallo stesso, in quanto le prossime elezioni politiche sono fra quattro anni e le azioni politiche del PP al governo stanno ricompattando la sinistra.

Nelle Asturie, invece, è piú difficile capire chi governerà e con quale maggioranza, il pericolo di un nuovo voto fra dodici mesi non è scongiurato, sempre che qualcuno voti ancora, data l’altissima astensione.

 

LE CONSEGUENZE NAZIONALI

Sia El Mundo (conservatore) che El País(progressista) hanno titolato oggi sottolineando come questo sia il primo avviso al governo Rajoy, che ora si troverà di fronte a sfide difficili come quella del bilancio 2012 fatto di tagli fortissimi in un Paese con una disoccupazione giovanile superiore al 40%, una crescita del PIL irrisoria ed un livello di tassazione secondo solo a quello italiano in Europa. I problemi di Rajoy sono quelli di Monti, solo che il galiziano ha una maggioranza assoluta a Madrid ed il suo partito governa in 14 regioni su 17, con un’opposizione chiara e sorprendentemente rinata come un’araba fenice, con un PSOE che tutti davano per morto e che inaspettatamente (anche per sé stesso) si conferma l’unica alternativa alla destra spagnola.

Insomma, un sistema politico normale.