Hannah Arendt, Vita Activa (1958): una pietra miliare della filosofia politica

Pubblicato il 19 Ottobre 2017 alle 19:23 Autore: Rosaria Mautone
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Hannah Arendt, Vita Activa: una pietra miliare della filosofia politica

Risale al 1958 la prima pubblicazione, negli Stati Uniti, di Vita Activa. Con questo libro – il cui valore verrà riconosciuto solo col tempo – Hannah Arendt regala al Novecento una delle più lucide analisi in materia di filosofia politica.

Hannah Arendt: l’uomo e le sue attività

L’espressione “vita activa”, che dà il titolo all’opera, serve ad indicare alcune attività umane da sempre contrapposte alla “vita contemplativa”: il lavoro, l’opera e l’azione. Sebbene tali attività siano descritte come “fondamentali” – e ciò in ragione dei loro legami con le condizioni della vita umana sulla terra – la Arendt accorda all’agire la priorità nella definizione di “uomo”, in quanto esso caratterizza propriamente il modo umano di stare al mondo.

Se il lavoro ha a che fare coi processi vitali del corpo, e l’operare con la possibilità di realizzare prodotti artificiali, l’azione dipende dall’esistenza di una pluralità di uomini, pluralità che è al tempo stesso condizione o principio della vita politica.

Hannah Arendt: l’azione e la fragilità degli affari umani

La pluralità degli uomini è altra (diversa) dalla molteplicità anonima degli individui, poiché si configura come la capacità, esclusivamente umana, di distinguersi. Per la Arendt, ogni uomo, sin dal momento della sua nascita, rappresenta, almeno potenzialmente, un nuovo inizio – la possibilità che qualcosa di nuovo venga al mondo. Agendo, l’uomo rende effettiva questa possibilità e rivela la propria unicità. Agire, scrive la Arendt, “significa iniziare” o “mettere in movimento qualcosa”.“Prendere l’iniziativa” – che significa anche prendere la parola, poiché il discorso viene compreso nella dimensione dell’“agire” – è sinonimo di un gesto assolutamente libero.

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Hannah Arendt: la differenza tra libertà e libero arbitrio

In un altro importante testo, dal titolo Vita della mente, la Arendt distingue nettamente la libertà dal libero arbitrio. Se quest’ultimo è inteso come facoltà di scegliere tra possibilità già date, la volontà libera, che è essenzialmente legata all’azione, non è determinata se non da se stessa; nulla la precede causandola. L’uomo è capace d’agire, scrive Hannah Arendt, perché“può compiere ciò che è infinitamente improbabile”. Tale capacità viene meno col venir meno dell’esistenza in comune.

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La fragilità delle istituzioni e delle leggi – come di tutto ciò che rientra nella sfera dell’“in comune” – è l’inconveniente dell’agire. Dal momento che non vi è limite intrinseco all’azione, gli affari umani sono “condannati” al cambiamento. Altra caratteristica dell’agire è l’imprevedibilità: poiché ogni azione si inserisce in un contesto nel quale sono presenti altri agenti liberi, le sue conseguenze non possono essere stabilite dall’inizio. Il raggiungimento del fine resta incerto per l’agente. Quest’ultimo, inoltre, è costretto a portare quello che la Arendt chiama “il fardello dell’irreversibilità”.

Hannah Arendt: la fuga dalla politica

L’irreversibilità e l’imprevedibilità dello sviluppo dell’azione, insieme alla sua illimitatezza, spingono ad escludere l’agire dall’ambito degli affari umani. In relazione a questa esclusione, la Arendt parla di “attacchi contro la politica nella sua essenza”.

Per Hannah Arendt la filosofia politica ha teorizzato, in modi diversi, una politica priva dei caratteri propri dell’azione. Il tratto distintivo di questa teorizzazione è il concetto di governo”. La divisione tra governanti e governati – una divisione che, fa notare la Arendt, è alla base delle nostre definizioni delle forme di governo.

Al fine di assicurarsi la padronanza dell’azione e dei suoi effetti, si è operata la separazione tra chi comanda e chi esegue, in base alla distinzione tra chi “sa come iniziare e chi non sa ma agisce”.

La politica muore, secondo la Arendt, quando “iniziare” ed “agire” non hanno più lo stesso significato – cioè quando gli uomini non sono chiamati alla libera azione.

Rosaria Mautone

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