Sono milioni. Sono giovani, ambiziosi e armati di laurea. Ma c’è un dettaglio: sono disoccupati. In India e in Cina le università sfornano quantità industriale di laureati, un esercito di ragazzi che spesso rimane ai margini del mercato del lavoro. Un problema da risolvere prima che sia troppo tardi, per due delle economie più importanti del pianeta.
In India e in Cina il numero di laureati è passato nel giro di pochi anni da alcune centinaia di migliaia ad alcuni milioni, ha raccontato la BBC. Risultato: ci sono più laureati di quanti il mercato possa effettivamente assorbirne. C’è un pezzo di una generazione che ha studiato e che ora cerca spazio, in India e Cina. Se non lo troverà, potrebbe fare le valigie e andare a cercare fortuna all’estero. O generare problemi in patria.
Sia in India che in Cina molti laureati non riescono a trovare lavoro e a raggiungere i propri obiettivi. Molti sono sottopagati. È una storia che ricorda quella italiana, vero, ma sono le proporzioni a rendere ciò che sta accadendo in India e in Cina profondamente diverso.
Secondo i numeri forniti dal ministero del Lavoro lo scorso novembre, in India un laureato su tre sotto i 29 anni è disoccupato. In Cina, mediamente il 15 per cento è ancora a spasso sei mesi dopo aver completato un ciclo di studi universitario: percentuali che sembrano basse, ma che tradotte in numeri significano più o meno un milione di giovani cinesi. Secondo alcuni analisti, il numero reale andrebbe portato oltre quota i due milioni.
In Cina tanti laureati vivono ai margini delle grandi città e spendono più di quanto possono permettersi. Solo a Pechino ce ne sarebbero almeno 160mila: molti hanno studiato nelle migliori università del paese. Gente laureata che non trova sbocchi di carriera, che fatica a scalare i gradini della società e che in futuro potrebbe trasformarsi in un pericolo per l’ordine pubblico. Un rallentamento nella crescita del paese potrebbe far saltare il tappo.
Le autorità cinesi sanno che esiste un problema, tanto che stanno pensando di trasformare 600 università in politecnici, ha raccontato la BBC: più insegnamenti tecnici e meno insegnamenti teorici, in pratica. Anche l’India è consapevole dei rischi. I giovani disoccupati stanno crescendo di numero, assumendo le proporzioni di un gigantesco problema sociale. E questo potrebbe finire col condannare l’India a restare ciò che è, vale a dire un paese di bassi salari dove le strade dello sviluppo economico e le strade della gente comune non si incrociano mai.