Rinnovo contratto statali: aumento stipendio, ecco i fattori determinanti
Rinnovo contratto statali: aumento stipendio, ecco i fattori determinanti.
Segnate questa data sul calendario: mercoledì 8 novembre. Per quel giorno l’Aran ha convocato i sindacati al fine di aprire le trattative sul rinnovo contratto statali. Si discuterà quindi del nuovo contratto, delle norme e dell’aumento stipendio. Sotto quest’ultimo aspetto si cercherà di capire quali saranno i fattori determinanti che porteranno il pubblico impiego ad avere gli aumenti. Soprattutto per quanto riguarda il comparto scolastico, a oggi il più agitato e in via di mobilitazione, stando agli ultimi comunicati di Anief e del collettivo Professione Insegnante. Tuttavia, non è con la scuola che si inizierà, ma dalla Pubblica amministrazione centrale. Poi toccherà alla Sanità e infine alla Scuola.
Rinnovo contratto statali, aumento stipendio: quali parametri?
Dai 30 ai 50 euro netti. Nulla più. Troppo poche le risorse. E troppo pochi gli sforzi del governo per far sì che i sindacati e le parti interessate siano contente. In prima linea è sempre Marcello Pacifico, presidente Anief, che mettendosi a fare i conti dipinge un quadro piuttosto desolante per il personale scolastico. “Il confronto della parte pubblica con i sindacati servirà solo a ratificare l’accordo del 30 novembre scorso, adottando dei parametri che faranno oscillare avanti e indietro quell’aumento in busta paga. Alcuni lavoratori della scuola potranno così contare su cifre vicine ai 100 euro e altri si fermeranno a 60 euro”.
Cifre, tuttavia, che Pacifico precisa essere lorde. Con il risultato che gli incrementi netti oscilleranno tra i 30 e i 50 euro. “Gli incontri che si svolgeranno nei prossimi mesi saranno utili a capire quali parametri adottare per far pendere la bilancia da una o dall’altra parte. Saranno favoriti gli stipendi più esigui o il merito professionale? Oppure la minore anzianità di servizio?”
Rinnovo contratto statali, aumento stipendio: Anief promette ricorso
Pacifico continua la linea dura ribadendo come gli aumenti previsti non basteranno a bilanciare lo stipendio del personale scolastico a quello dei colleghi europei e al tasso d’inflazione salito negli ultimi anni del 15%. Per il presidente Anief, inoltre, i conti non quadrano. Numeri alla mano, si parla di 85 euro medi lordi moltiplicati per 39 mesi, e distribuiti a 1,1 milione di dipendenti del comparto Scuola. Quindi, 3,6 miliardi, che non corrispondono agli 1,3 miliardi finanziati dal Governo. Inoltre Pacifico precisa che i 2,3 miliardi di euro mancanti non sembrano essere previsti con le Leggi di Bilancio degli scorsi anni. Infine, “ci saranno altri 2 milioni di dipendenti pubblici a cui dover assegnare lo stesso aumento stipendio”.
Non ci saranno aumenti distribuiti a pioggia. È questo il ritornello ripetuto spesso dal governo nelle ultime settimane. E su questa lunghezza d’onda, il commento di Pacifico è piuttosto un’analisi. “L’unica soluzione è assegnare gli aumenti decisi con la Funzione Pubblica solo a una parte di dipendenti pubblici. In questo modo riescono a far quadrare i conti, pur avendo la coperta corta”. Per questo motivo, l’invito del presidente Anief è sempre lo stesso: presentare ricorso con il giovane sindacato al fine di recuperare il 7% dello stipendio che manca da settembre 2015. L’obiettivo è quello di ancorare lo stipendio “al 50% dell’aumento del costo della vita”.