Bitcoin: analisi tecnica sulla moneta, servono più paletti?
Bitcoin continua a volare. E a registrare un record dopo l’altro. Al momento in cui stiamo scrivendo, ad esempio, BTC è sopra quota 7 mila dollari. Le analisi che prevedevano un rialzo di BTC entro Natale sui 6.000 dollari sono state fin troppo restrittive. Alla luce di questa volatilità al rialzo, diverse voci, da cui comunque la criptomoneta dovrebbe restare vergine. Tra tutte l’intenzione di Amazon di aprire agli acquisti in criptovalute. Nonché la decisione da parte del CME, primo exchange per contratti future, di lanciare un contratto derivato dedicato proprio a Bitcoin. Alla luce di quanto riportato, tuttavia, ci sono da registrare alcuni fatti. E c’è da farsi una domanda. Perché BTC non cade di fronte alle bad news – o perlomeno si limita solo a rallentare la sua crescita – mentre vola quando attorno alla criptomoneta circolano buone notizie? Da qui la vera questione: c’è il bisogno di mettere paletti e pensare a una normativa più stringente?
Bitcoin: servono più norme e paletti?
Il rischio bolla è dietro l’angolo. Tuttavia, la bolla è quando qualcosa che ha un valore, a un certo punto lo moltiplica misteriosamente. Sì, l’abbiamo fatta semplice, ma il senso è quello. E di BTC si può parlare di bolla? Non proprio. Perché il suo valore originario era 0 e anche se salisse a 0,11, BTC diventerebbe automaticamente una bolla. Certo, da 0,11 a 7.000 dollari la differenza è piuttosto esagerata. Si sente quindi il bisogno di una regolamentazione?
Come scrive sul Tirreno il presidente del Banco di Lucca e del Tirreno, Mario Miccoli, “non bisogna mai dimenticare che libertà senza regole e leggi, si traduce in arbitrio. In prepotenza del più forte sul più debole”. Miccoli accoglierebbe dunque con favore “le iniziative statuali e comunitarie di introduzione regolamentata di criptovalute”. Ribadendo così l’augurio di Paolo Savona, che scrisse sul tema su Milano Finanza del 7 ottobre. Il riferimento è alle criptovalute di stato. E sotto questo aspetto, ci sono già due esempi molto importanti da prendere in considerazione.
Bitcoin: criptovalute di Stato la soluzione?
Da un lato l’Estonia, che sta pensando di lanciare la propria criptovaluta di Stato, denominata Estcoin. Dall’altro la Russia, che sta seriamente ragionando all’emissione di un Cryptorublo dopo aver bandito tutte le altre criptomonete dal Paese. Bitcoin, così come le altre valute elettroniche, nascono per non avere una Banca Centrale che le regolarizzi. E si muovono su una Blockchain che per alcuni potrebbe rappresentare una rivoluzione alla pari di quella di internet. Sicuramente, e su questo punto molti analisti sono d’accordo, cambierà il modo di fare finanza.
In questo scenario, cosa può cambiare una valuta elettronica di Stato? Il ministro delle Comunicazioni Nikolay Nikiforov è stato abbastanza chiaro sul tema. “Dichiaro che il cryptorublo sarà presto realtà. Ciò avverrà per un semplice motivo. Qualora non dovessimo emetterlo, questo provvedimento sarebbe adottato dai vicini europei, asiatici e americani”. Affermazioni, queste, da prendere seriamente in considerazione, perché danno il via libera a un mercato in cui le cryptocurrencies avranno un ruolo predominante.
Detto questo, le criptomonete statali avranno le loro regole. In Russia, ad esempio, il cryptorublo potrà essere convertito in rublo in qualsiasi momento. E inoltre i profitti derivanti dagli scambi sulla criptovaluta locale saranno tassati del 13%. La Blcokchain sulla quale si muoverà sarà invece una tecnologia proprietaria: altro segno inequivocabile di come queste piattaforme possano rappresentare un elemento fondamentale nella vita dei prossimi anni.
Bitcoin: antiriciclaggio e antiterrorismo
Insomma, un tentativo di regolamentazione delle criptomonete come Bitcoin c’è, sebbene parta da lontano. Perché BTC non sarà mai assolutamente controllabile e lo stesso vale per le altre valute elettroniche. Meglio dunque partire da una criptomoneta locale per mettere dei “paletti” a quelle già diffuse. E proporre normative che non solo si limitino a un controllo da parte del governo. Ma anche ad aumentare le potenzialità della valuta digitale, riducendone o eliminandone drasticamente i rischi. Come ad esempio il riciclaggio e il terrorismo. Quegli aspetti, insomma, che data la loro negatività intrinseca fanno discutere.
Mentre negli Stati Uniti sono già allo studio norme antiriciclaggio, la Commissione Europea si è preferita soffermare su un aspetto molto attuale: la lotta contro il terrorismo. In un breve paragrafo incluso in un recente comunicato, la Commissione UE fa le seguenti dichiarazioni.
Esiste il rischio che le organizzazioni terroristiche sfruttino i trasferimenti di valute virtuali per dissimulare movimenti finanziari. […] Al momento le valute virtuali non sono regolamentate a livello dell’UE. Come primo passo la Commissione proporrà di porre gli scambi anonimi di valuta sotto il controllo delle autorità competenti […] e di assoggettarli a controllo nel quadro delle legislazioni nazionali in materia di lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.
Per la Commissione Europea, infine, attuando le regole in materia di autorizzazione e vigilanza della direttiva sui servizi di pagamento, ne seguirebbe un maggior controllo e una più efficace conoscenza del mercato.
All’esame sono già allo studio proposte di regolamentazione delle criptovalute e delle relative transazioni. Da qui a dire che un giorno si concretizzeranno ce ne passa. È un tema di cui parleremo a lungo, sicuramente. E intanto BTC è già salito a quota 7.110 dollari.