“Caro direttore, domenica 6 luglio a Redipuglia un evento collettivo di forte impatto e significato punterà i riflettori dell’attenzione pubblica sul centenario della prima guerra mondiale. Mi riferisco al concerto ideato e diretto dal maestro Riccardo Muti”. Prende carta e penna il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e scrive al quotidiano di Ezio Mauro per ricordare l’appuntamento di domenica prossima “dedicato alla memoria delle vittime di tutte le guerre, in special modo di quelle che a milioni provocò il conflitto 1914-18”. Un anniversario importante, che celebra i primi 100 anni dall’inizio del primo conflitto mondiale. Un’occasione, scrive il Capo dello Stato, fortemente voluta dal Quirinale e a cui hanno offerto il “proprio sostegno e presenza” anche i presidenti “sloveno e croato e, in rappresentanza del Capo dello Stato, il Presidente del Consiglio federale della Repubblica austriaca”. “Riprendiamo così, in sostanza – ricorda Napolitano – l’esperienza del concerto diretto dal maestro Muti a Trieste nel luglio 2010, che costituì una importante tappa del processo di riconciliazione tra le nazioni e i popoli dell’Adriatico, dandovi decisivo impulso e cancellando i residui di una tragica contrapposizione bellica”.
“Il centenario del conflitto ’14-’18 vede insieme nella Ue i popoli che si combatterono sanguinosamente – continua il Capo dello Stato – Ma occorre evitare polemiche sulle colpe di allora. E trasmettere ai giovani una memoria critica di quella tragedia”. Al raggiungimento di questo scopo deve puntare anche il lavoro dell’Italia. Tanto in sede europea che internazionale, approfittando anche della guida del prossimo semestre di presidenza europea: “L‘Italia stessa dovrebbe farsi sentire – scrive il Presidente della Repubblica – il richiamo alla necessità che l’Europa, l’Unione e le sue istituzioni, non rinuncino all’obbiettivo di suscitare una memoria collettiva europea rispetto a vicende che hanno profondamente segnato la nostra storia, sancendone divisioni fatali, catastrofiche lacerazioni, fino a quando, non nel primo ma nel secondo dopoguerra non si impose e venne aperta la strada dell’unificazione del continente nella libertà e nella pace”.
La creazione di una memoria collettiva, ricorda il Quirinale, è ancora più urgente e necessaria in questo periodo di profonda crisi economica e di lacerazioni interne all’Eurozona, attraversata ancora da antiche, ma rinate, rivalità. L’Europa sta “procedendo in ordine sparso, rischia addirittura, impantanandosi fin dall’inizio in polemiche recriminatorie sulla responsabilità dello scoppio della guerra, di veder resuscitare le opposte fazioni del passato” avverte il Quirinale nella lettera a La Repubblica. Ma il Capo dello Stato ottimista e invita l’Italia a rendere ancora servizio alla causa europea: “Anche in questa nuova occasione fare non poco: e ne vale la pena, per quanto l’attenzione delle istituzioni e del paese sia oggi concentrata su pressanti sfide politiche, economiche e sociali” spiega Napolitano che resta convinto che “è dinanzi alle prove più difficili che l’Italia ha operato, e ha deciso a favore del successo, un forte cemento unitario, impensabile senza identità nazionale condivisa”. “E questo è vero anche oggi dinanzi alle nuove prove che ci attendono, incalzanti e complesse come non mai” conclude Napolitano.
Carmela Adinolfi