Elezioni regionali Sicilia 2017: analisi risultati. Come cambia il panorama nazionale.
Lo scrutinio definitivo non si è ancora concluso, ma l’ordine di piazzamento è già ben definito. Nello Musumeci, candidato del centrodestra e sospinto da una gran coalizione, sarà il nuovo Presidente della Regione Sicilia. Seconda posizione per Giovanni Carlo Cancelleri, rappresentante del M5S. I pentastellati ottengono un ottimo risultato, sebbene l’essere arrivati così vicini alla vittoria lascia i grillini con l’amaro in bocca.
Chi, invece, ne esce con le ossa rotta, è il Partito Democratico. Nonostante Micari – arrivato terzo, praticamente doppiato da Musumeci e Canceleri – non fosse un nome emanato direttamente dai vertici ‘dem’, la sconfitta del centrosinistra in Sicilia è evidente. Risultato atteso per Fava, che si fermerà attorno al 6-6,5%. Una prova fondamentale per comprendere dove può arrivare la coalizione della sinistra alternativa, formata prevalentemente da MDP, Sinistra Italiana e Possibile.
Elezioni Sicilia 2017: risultati in diretta
Elezioni regionali Sicilia 2017: la fragilità dell’unione vincente
La destra unita dimostra, ancora una volta, di poter portare a casa la vittoria. L’alleanza Salvini – Berlusconi – Meloni funziona, quantomeno sul territorio. Il pomo della discordia, di fatti, è altrove, e risiede nella leadership della coalizione. Se a livello locale, l’alleanza tra i tre carismatici leader della destra può funzionare senza particolari problemi, non si può dire lo stesso del livello nazionale. In particolare, i contrasti derivati dalla differenza di posizioni sull’Unione Europea possono essere decisivi. Berlusconi fiuta la minaccia rappresentata dal ben più giovane e rampante Matteo Salvini, ma continua a godere di un supporto – all’interno della coalizione – non indifferente.
Silvio Berlusconi approfitterà del ruolo fondamentale di Forza Italia – il partito più votato dopo il Movimento 5 Stelle – all’interno della coalizione. Un ruolo decisamente preminente (considerando che Fratelli d’Italia e Lega, insieme, hanno ottenuto circa 1/3 dei voti della formazione forzista). Non è da escludere, quindi, un attacco quanto mai prossimo, ravvicinato, di Mr. B, all’avanzata di Salvini, giustificandolo attraverso la legittimiazione democratica derivata da queste fondamentali elezioni regionali.
In tutto questo, Giorgia Meloni può giocare da ago della bilancia e beneficiarsi del possibile – e prevedibile – contrasto tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. La sua figura – di donna e madre combattiva, sempre attenta alla Patria – può giocare a suo favore, considerando l’assenza di altri leader politici con le sue caratteristiche.
Nello Musumeci: chi è il nuovo Presidente della Regione Sicilia, la biografia
Elezioni regionali Sicilia 2017: Renzi e l’eclissamento dovuto
Il PD esce malconcio da queste elezioni siciliane – ancor di più se si considera il flop alle comunali di Ostia – ma il suo leader reggerà bene il colpo. Matteo Renzi ha abilmente evitato di compromettersi con una campagna persa in partenza. Se, da un lato genuinamente politico, è una mossa a dir poco discutibile, sotto il punto di vista dell’interesse personale e del partito (su scala nazionale) è stata una scelta sensata.
Giocarsi la faccia per la seconda volta in un anno (tra l’altro, in periodi simili) avrebbe potuto compromettere in maniera definitiva la leadership di Renzi all’interno del partito. Ciò avrebbe generato una crisi interna – l’ennesima – di cui si sarebbero beneficiati tutti i diretti avversari (a partire dalla coalizione della sinistra alternativa, ancora marginale). A riprova di ciò, la conferma di questa strategia arriva dalle prime dichiarazioni rilasciate in seguito ai primi dati ufficiali, in cui affermava di “sapere che sarebbe andata così”. Una disfatta pre-vista dal Segretario. Il capitano lascia la barca per primo ma ciò gli permette di non affogare.
Elezioni regionali Sicilia 2017: la conferma e il dubbio dei 5 Stelle
Il Movimento 5 Stelle conferma il buon momento di salute e ottiene un ottimo risultato sia nel comune di Ostia, sia in Sicilia. L’isola, tra l’altro, è stata il punto di partenza del Movimento – almeno in termini elettorali -. Una vittoria in queste regionali avrebbe permesso ai pentastellati di godere di un risultato storico e governare, per la prima volta, una intera Regione. Obiettivo mancato per poco ma numeri che fanno ben sperare in prospettiva nazionale. Il Movimento 5 Stelle è sempre stato un partito a vocazione nazionale e riuscire a strappare un risultato così importante darà morale alla truppa pentastellata.
L’unica nota stonata – per i pentastellati – sembra arrivare dal candidato premier a 5 Stelle, Luigi Di Maio. Dopo aver sfidato Matteo Renzi in un confronto televisivo – con quest’ultimo che ha accolto ben volentieri – il candidato premier si è tirato indietro. La giustificazione: “mi confronterò con i candidati premier dei partiti. Dopo il voto di oggi il PD non ha più un leader” non sembra reggere (Renzi rimane il Segretario del Partito Democratico). Ciò ha permesso ai ‘dem’ di attaccare, con ferocia, il retrofront del vicepresidente della Camera. Il dubbio è che il leader più in vista del Movimento abbia sprecato una buona occasione per provare a portare a casa un dibattito nato sotto una stella decisamente favorevole, e che il contraccolpo possa limitare i benefici della buona performance pentastellata.
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Elezioni regionali Sicilia 2017: Fava più forte della sinistra alternativa
Il quarto candidato, Claudio Fava, chiude con un 6% di preferenze personali. Un risultato migliore del listone formato da Possibile, MDP e Sinistra Italiana. Formazioni che che confermano la propria vocazione minoritaria e senza le pretese di arrivare al governo. Nel complesso, quindi, un risultato al di sotto delle aspettative per i partiti. Risultato che disattende i proclami dello stesso Fava, sicuro di poter arrivare a dar filo da torcere a Micari ma arrivato ben distante dal cavallo su cui ha puntato il PD.
Elezioni regioni Sicilia 2017: prove generali per la sfida centrodestra – M5S
Il polo che esce maggiormente danneggiato da questa tornata elettorale è il centrosinistra. Non solo la Sicilia è passata al bando opposto, ma ha palesato il logorio del consenso politico. Rispetto a 5 anni fa – in cui Rosario Crocetta uscì vincitore dalle regionali – il centrosinistra si trova frammentato e con una perdita complessiva di alcuni punti percentuali (con i dati ancora non definitivi, tra il 4 e il 5%). Un campanello d’allarme suonato, forse, troppo tardi. Le elezioni generali sono alle porte e attualmente la sfida per l’esecutivo passa dallo scontro centrodestra – Movimento 5 Stelle. I pentastellati hanno dimostrato di poter ottenere ottimi risultati anche a livello locale e regionale. Nonostante non siano riusciti a conquistare la presidenza della Regione, hanno riconfermato il primato tra i partiti italiani.
Dall’altro lato, il centrodestra continua a vincere e reclama prepotentemente il ruolo di prima forza dell’arco parlamentare. Allo stato attuale, solo le frizioni per la leadership e i contrasti su temi delicati (quali immigrazione e Unione Europea) possono rallentare la corsa del centrodestra verso Palazzo Chigi. Tuttavia, pur mancando pochi mesi alle prossime elezioni generali, qualsiasi shock – di politica interna o estera – può portare a ribaltoni insperati. Per ora, ai nastri di partenza, il centrodestra parte da gran favorito; segue a ruota il Movimento 5 Stelle, forte di uno storico risultato; chiude il centrosinistra, frammentato e in cerca di un’idea da cui ripartire.
Alessandro Faggiano.
Twitter: @AlessFaggiano
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