Rinnovo contratto statali: Legge 104, i permessi nel 2018

Rinnovo contratto statali: permessi 104 nel 2018, cosa cambia

Rinnovo contratto statali: Legge 104, i permessi nel 2018.

Diverse le novità contenute nella bozza sul rinnovo contratto statali presentata dall’Aran ai sindacati. Dall’incontro di mercoledì 8 novembre, sono infatti emerse alcune informazioni interessanti. Tra queste, spicca ovviamente l’introduzione dei 15 giorni di congedo matrimoniale anche per le unioni civili. Ma nel 2018 dovrebbero cambiare anche i permessi della Legge 104. Il prossimo anno, dovrebbe mutare la normativa legata proprio al meccanismo dei permessi per chi assiste familiari ammalati. Intanto, continua la protesta del mondo scuola. Nonché le perplessità dei sindacati su alcuni temi. In particolar modo, sull’impatto effettivo dell’aumento stipendio. E la possibilità di aumentare il carico orario di lavoro per gli insegnanti.

Rinnovo contratto statali: quali novità per i permessi 104 nel 2018?

Come abbiamo scritto nell’introduzione, ci saranno delle novità nel 2018 per i permessi della Legge 104. Con ogni probabilità, cambieranno le regole per chi ne usufruisce. In base alla nuova normativa, i permessi della 104 saranno inclusi in una programmazione mensile. Questo non esclude che la richiesta di permesso possa essere presentata entro le 24 ore precedenti l’inizio del turno di lavoro. Tuttavia, questa eventualità vale solo in caso di “documentata necessità”, ovvero in casi di urgenza. Naturalmente il limite massimo di tempo entro cui richiedere il permesso non dovrà sforare l’inizio del turno di lavoro.

Un’altra novità molto importante riguarda le terapie salva-vita. Nella bozza di contratto si legge l’ipotesi di estendere i giorni di permesso retribuito a chi, dopo le terapie, si trova a fronteggiare le complicate conseguenze delle stesse.

Rinnovo contratto statali e scuola: ultime novità

L’incontro tra Aran e sindacati sul tema della scuola ancora non c’è stato. Ma dovrebbe comunque esserci entro questo mese. Questo comparto è sicuramente il più delicato. I sindacati sono sul piede di guerra e annunciano mobilitazioni. La petizione lanciata da Professione Insegnante, che richiede un aumento di 200 euro netti al mese, è arrivata quasi a 70 mila firme. Anief, per voce del suo presidente Marcello Pacifico, continua a parlare di aumenti reali. “Per coprire l’indennità di vacanza contrattuale bisogna aumentare lo stipendio del 7%”, ha affermato.

Pacifico prosegue poi con i numeri veri e propri: “Al personale della pubblica amministrazione andrebbero assegnati 340 euro lordi, ovvero circa 200 euro medi netti a lavoratore. In più vanno aggiunti gli arretrati, conteggiandoli da settembre 2015, in base alla recente sentenza della Corte Costituzionale. E non da gennaio 2016, come intende fare il governo, con un miserevole una tantum da 14 euro mensili”.

Intanto, anche il sindacato Gilda degli Insegnanti si muove all’attacco. Il coordinatore nazionale Rino Di Meglio, come riporta Tecnica della Scuola, ha voluto subito mettere in chiaro le cose. “Ci opporremo strenuamente a qualunque tentativo di aumentare l’orario lavorativo dei docenti. I quali sono già costretti a passare molto tempo a scuola senza avere alcun riconoscimento professionale o retributivo”. La richiesta di Di Meglio è stata la seguente: esplicitare la definizione di orario di lavoro, conteggiandolo in tutti quei momenti in cui i docenti svolgono la loro mansione, anche in orario extra. Di Meglio non è d’accordo neppure con gli aumenti stipendio, considerati completamente insufficienti, soprattutto “dopo 9 anni di blocco contrattuale e una perdita del potere di acquisto tra il 10% e il 15%”.

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