Sociologia: l’identità umana e la dubitazione. Dal quesito alla risposta

Pubblicato il 12 Novembre 2017 alle 17:17 Autore: Mattia De Angelis
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Sociologia: l’identità umana e la dubitazione. Dal quesito alla risposta

L’uomo e l’atto dubitativo. Si affrontano, su tre punti, la presentazione del breve saggio e di questa interpretazione del “tipo umano”:
• L’alterità e la conoscenza interattiva.
• Dubitazione costituente e funzione della risposta.
• Esperienza, composizione identitaria.

In questa prima parte, si tratterà dell’alterità, della dubitazione costituente e della funzione della risposta. In una seconda parte, invece, ci concentriamo sull’esperienza e sulla composizione identitaria.

Sociologia: l’alterità e la conoscenza interattiva

Per alterità si vuole intendere un insieme di cose mutevoli che un soggetto vede come oltre il proprio essere, ciò può essere un riconoscimento conscio, ma potrebbe essere, come nell’atto del vivere la quotidianità, una considerazione inconscia e direttamente espressa nell’agire. L’insieme di ciò che è altro rispetto alla propria percezione dell’identità è un insieme molto mutevole, un qualsiasi uomo può giungere in atti riflessivi a considerarsi come altro da sé e ciò risulta interessante: ogni elemento del reale è altro rispetto a ciò che un soggetto pone come altro.

Esempi pratici.

inconsapevolezza dell’alterità: il bambino che inizia a scoprire la realtà circostante ed interagendo con il mondo, oppure un soggetto che compie la propria quotidianità.

Consapevolezza dell’alterità: un atto riflessivo che pone il soggetto a considerare ed a porre un ulteriore ragione in merito ad un qualcosa, qualcuno, sé, un azione e così via. L’esempio può essere: mi vesto e considero come io mi sia vestito e valuto la mia appropriatezza, la consapevolezza si mostra nell’atto della critica e della valutazione.

Sociologia: la conoscenza interattiva

Per conoscenza interattiva si intende quella forma di conoscenza sviluppata dal soggetto che interagisce con l’alterità. Vengono messi in gioco due processi fondamentali sotto la forma di gradualismi; il grado di percezione ed il grado di ragione ( intesi per gradi, poiché non si può definire una percezione assoluta, come una ragione assoluta).
Grado di percezione e di ragione, risultano essere intersecati l’uno all’altro. Nell’istante stesso in cui si sta percependo, si pone una ragione in merito a ciò che si percepisce, ciò che sembra essere istintivo è una risposta ragionata ad una percezione; la critica più pertinente a questa concezione si annulla nella caratterizzazione del rapporto soggetto/alterità.

Esempio pratico

Grado di percezione: si intende una capacità che il soggetto ha di intendere l’alterità ed è graduale, poiché un alter può essere molto di più di quanto un soggetto possa percepire rispetto ad un altro, o rispetto alla cosa stessa di cui si ha esempio.

Es.: un albero può essere semplicemente un vegetale dotato di radici, tronco e chioma, ma potrebbe essere notata anche la composizione del fusto, il tipo di corteccia, o la forma delle foglie e così via; potrebbe essere la rappresentazione di un concetto.

Grado di ragione: per grado di ragione si intende la capacità umana di interconnettere simboli e caratterizzare la percezione, modulando il reale e modificando la capacità di percepire, ampliandone i confini, proprio come la percezione retroagisce sulla ragione.

Es: il colore rosso, tramite le correlazioni che pone la ragione, può rievocare una serie di elementi dettati dalla esperienza soggettiva ( rosso / sangue ). Oppure ci permette di approfondire sempre di più il dato percepito, quindi il rosso può essere considerato come un colore derivato della pigmentazione, derivato della luce e così via.
Risulta esservi una conoscenza interattiva, prodotta come una serie di considerazioni poste sull’alterità.

Sociologia: dubitazione costituente e funzione della risposta

L’alterità pone la questione del molteplice ( il “c’è qualcosa fuori e dentro di me e da considerare”), molteplici realtà da indagare con strumenti conoscitivi, quello che sembra essere il primario è proprio l’atto di dubitazione, porre il dubbio su un dato del reale vuole dire porre domande al reale e appellarsi alle risposte come dati esperienziali.
Realisticamente il dubbio posto sui fattori umani e sul mondo fisico non prevede risposte immutabili e fisse, sembra essere invece una conseguenza del dubbio, che in ultima analisi ne pone mille altri, quindi la risposta è funzione di deriva dei dubbi stessi.

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Esempio pratico

Es: il tipico gioco del “perché?”, che in una serie di risposte ricerca una qualche tipo di risposta aggiunta alla domanda invariata. Ancor meglio, per rendere chiarezza: il quesito è cosa sia il bene, a tale quesito si porranno infinite risposte possibili ( il divino bene, donare qualcosa a qualcuno e così via), qualcuno potrebbe poi porre infinite domande sulle risposte ottenute, poiché il concetto non è chiuso in sé e quindi: il divino bene, a chi? Esiste un bene divino? E così via.

Bisogna tenere ben presente il concetto di grado di ragione e percezione per comprendere il sistema dubitativo che un soggetto pone; la dubitazione è un atto costitutivo, proprio perché i dubbi e le risposte, nella loro ciclicità in divenire, sono il fondamento applicativo dell’esperienza e componente identitaria.

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Mattia De Angelis

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