Ostia clan Spada: L’abbandono delle periferie genera mostri – DAL BLOG
Tutti denunciano l’abbandono delle periferie e, allora, parafrasando il titolo dell’opera di Goya “Il sonno della ragione genera mostri” si può ben dire che anche in questo modo si generano i mostri. Le periferie rischiano di diventare gli incubatori di un ribellismo acefalo, di una rabbia generale e generica che si nutre dei problemi della vita che non trovano soluzione, della frustrazione di persone che si sentono abbandonate. I mostri nascono al suo interno, nella piccola delinquenza che cresce di livello e impara a sfruttare gli interstizi della cattiva amministrazione per costruirsi una propria base sociale, persino un proprio profilo politico dei quali farsi forte ergendo un muro di consenso per proteggere i propri traffici.
Ostia clan Spada: la situazione del voti
Questa è la situazione di Ostia. Ora ci si domanda a chi andranno i voti controllati dal clan Spada. Già il fatto che ci si ponga la domanda dimostra che il processo di generazione dei mostri è andato molto avanti. Che a Ostia fossero attivi dei gruppi criminali lo si sapeva da anni. Che si occupassero di droga, estorsioni e usura pure. Il salto di qualità arriva con il controllo del territorio che si traduce non solo nell’uso sistematico della violenza per imporre le proprie decisioni, ma anche taglieggiando le attività commerciali e, soprattutto, assumendo il controllo degli alloggi di proprietà pubblica. Decidere a chi assegnare una casa e chi estrometterne ha conferito al clan una proiezione sociale che una semplice banda criminale non avrebbe potuto avere.
Ostia clan Spada: gli interessi
L’ascesa dei clan di malavitosi che hanno messo sotto scacco il Lido di Roma è avvenuto in lunghi anni di intrecci di interessi e di convenienze alle quali gli esponenti politici locali hanno partecipato consapevolmente. Per questo è stato sciolto il Municipio nel cui territorio ricade Ostia. Come è avvenuto in altre parti d’Italia alcuni politici hanno tollerato che il territorio fosse controllato da bande criminali tradendo così la loro funzione e le istituzioni che sono stati chiamati a dirigere.
Ostia clan Spada: case popolari, il meccanismo
In queste condizioni le parole “legalità”, “ordine pubblico”, “Stato di diritto” perdono di significato. Mettiamoci nei panni di quelli che sono stati costretti a chinare il capo e a stendere la mano di fronte ad uno Spada per chiedere il permesso di abitare in una casa di proprietà pubblica o per altro. Cosa devono pensare? Che lo Stato sia una pura finzione che copre una realtà di soprusi e di violenza. L’esempio fa scuola e persino la palestra gestita (sembra in un locale del Comune occupato) da Roberto Spada viene difesa dagli abitanti del quartiere come un presidio sociale. È la logica del bandito che si crea il suo popolo. In altri tempi gli Spada sarebbero diventati feudatari e poi nobili. Oggi, più modestamente, si mettono a contrattare con alcuni politici i voti che riescono a controllare. Ma, soprattutto, contrattano e ottengono di fatto l’impunità.
Ostia clan Spada: Casapound e la legge
Di fronte a questo spettacolo di degrado certo che si può parlare di abbandono. È l’abbandono e il conseguente degrado che servono ai malavitosi per imporre il loro potere e per erogare quelle elemosine che lo consolidano. Estromettere lo Stato dal territorio significa trasformare in carità e in favori ciò che dovrebbe e potrebbe essere dato con gli atti politici e applicando le regole. Per questo i pacchi di viveri distribuiti da una formazione politica che compete alle elezioni sono un ritorno a tradizioni antiche del sottosviluppo italiano e non sono accettabili.
La destra cosiddetta sociale che si esprime oggi col movimento di Casapound è lontana anni luce dagli slogan della destra che inneggiava alla maggioranza silenziosa all’inizio degli anni ’70. “Legge e ordine” si diceva allora. Oggi ci si schiera contro le forze di polizia incaricate di ristabilire un minimo di ordine negli alloggi di edilizia popolare. In un regime di legge e ordine Casapound non durerebbe che poche settimane.
Il fanatismo giudiziario e la casta dei magistrati – DAL BLOG
Periferie allo sbando
Di fronte allo spettacolo delle periferie si resta sgomenti. La situazione è compromessa e non si sa da dove cominciare. Eppure la strada della rinascita si può definire in un solo modo: ristabilire il controllo del territorio da parte dello Stato. E poi fare ricorso a tutti gli strumenti di cui l’intervento pubblico nel sociale dispone. E chiedere l’aiuto delle organizzazioni della società civile, da quelle che praticano l’assistenza a quelle che organizzano la partecipazione dei cittadini. Tutto questo non basta se i cittadini non si rendono conto di esserlo, se abitano i luoghi come fossero predatori di passo. I luoghi sono lo specchio di chi ci abita e nessun intervento dello Stato può sostituire ciò che possono e devono fare i cittadini.
Per questo però ci vuole uno sforzo anche culturale da parte di tutti per capire e per imboccare la strada della rinascita. Parlando di periferie si parla sempre di soldi. No è sbagliato, i soldi vengono dopo la presa di coscienza e l’assunzione di responsabilità. Ma la politica ha un grande compito: dare l’esempio.
Claudio Lombardi