La regola del 3%? “La rispetteremo”. Ne è certo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che intervistato dal Corriere della Sera solleva la questione della “misurabilità delle riforme”: la flessibilità, dice, “finora è stata usata con parsimonia anche perchè è mancato un chiarimento su quale sia l’impatto delle riforme sulla crescita. Su questo vogliamo lavorare”. Sui criteri di misurazione delle riforme, afferma il ministro, “a livello tecnico il dibattito è aperto da tempo. Si tratta di mettersi d’accordo sui criteri”. E al giornalista che gli chiede se l’applicazione di nuovi metodi di misurazione delle riforme possa portare ad un percorso più graduale di rientro del debito risponde: “La deviazione temporanea dal sentiero di convergenza verso il pareggio strutturale è già ammessa, ove un Paese implementi le riforme strutturali”.
“Ma il presidente Barroso – continua Padoan – qui a Roma l’ha detto con chiarezza sorprendente: il Paese che implementa, dico implementa, le riforme strutturali ha un costo nel breve termine, dunque ha bisogno di più tempo per raggiungere gli obiettivi”. E alla domanda se Roma chiederà più tempo a fronte di riforme risponde: “L’Italia potrebbe giovarsene al pari di tutti i Paesi europei”. Quanto alle stime del Pil del secondo trimestre, inferiori alle attese, dice: “I dati del primo trimestre sono stati deludenti non solo per l’Italia ma per quasi tutta l’Europa e gli Usa”. In merito alle privatizzazioni di Eni e Enel non esclude ulteriori cessioni: “È un’ipotesi al vaglio”. Infine si sofferma sui pagamenti dei debiti della P.a. alle imprese: “Faremo in modo che l’arretrato possa essere assorbito entro l’anno”.