Rinnovo contratto statali: insegnanti abbandonano i sindacati

Rinnovo contratto statali: insegnanti abbandonano sindacati

Rinnovo contratto statali: insegnanti abbandonano i sindacati.

Sul rinnovo contratto statali prosegue la battaglia. Non solo tra sindacati e governo. Ma anche tra insegnanti e quegli stessi sindacati preposti alle loro difese. Con un duro comunicato diffuso da Orizzonte Scuola, il collettivo Professione Insegnante minaccia di sfiduciare i sindacati qualora non prendano parte alla loro battaglia. E comunica che la petizione che richiede l’aumento di 200 euro netti dopo un blocco contrattuale durato 9 anni sta arrivando quasi a 75 mila firme. Un numero da non sottovalutare per comprendere le ragioni di un intero comparto che sembra aver sofferto di più le misure anti-crisi degli ultimi anni.

Rinnovo contratto statali e scuola: il comunicato di Professione Insegnante

In soli 15 giorni la petizione che richiede l’aumento di 200 euro netti per i docenti è arrivata quasi a 75 mila firma. Ne mancano altre 25 mila o poco più per arrivare al totale di 100 mila firme. Professione Insegnante registra il timore che, visti gli ultimi ritardi, la questione contratto non terminerà presto. Nel frattempo, a un mese e mezzo esatto dall’inizio del 2018, Professione Insegnante lancia un richiamo ai sindacati, sperando che si accorgano dell’importanza di tale petizione. E del fatto che una firma su un contratto che sancisce aumenti poco dignitosi se non umilianti non sarebbe ben vista dai docenti.

Peraltro, la richiesta dell’associazione è legittimata da alcuni studi, come quello del Sole 24 Ore, che hanno sancito come in questi ultimi 7 anni “l’impoverimento degli insegnanti è pari al 12,5%”. Senza dimenticare che è stato proprio lo stipendio docenti a non avere “alcun adeguamento negli ultimi 9 anni”. Da qui la legittimità della richiesta lanciata sulla petizione: l’aumento di 200 euro netti mensili a testa.

Rinnovo contratto statali e scuola: insegnanti sfiduciano sindacati?

Lo scenario attuale preoccupa. “Si parte da 85 euro, lordi e fra tre anni. Ovvero quanto il tasso di inflazione avrà contribuito in modo determinante a impoverire ancora di più i docenti”, scrive Professione Insegnante. Che poi prosegue: “Per il 2018 è previsto un aumento dell’1,7%. Altrettanto per il 2019. Riteniamo umiliante lo stesso punto di partenza che nella migliore delle ipotesi si tradurrebbe in 50 euro netti al mese”.

Poi la “minaccia” di sfiducia ai sindacati. “Qualora essi dovessero firmare un accordo su un aumento come quello proposto dal governo, i docenti firmatari della petizione si riterranno liberi di stracciare le deleghe. Decine di migliaia di tessere stracciate che avranno il significato di sfiduciare quei sindacati cui ormai molti docenti non credono più”. Peseranno queste parole sul tavolo negoziale?

Rinnovo contratto statali e scuola: protesta anche Gilda degli Insegnanti

Anche Gilda degli Insegnanti richiede maggiori risorse per il rinnovo del contratto e per l’aumento salariale. Nonché meno burocrazia per le funzioni del docente. Secondo quanto riporta Tecnica della Scuola, il sindacato è preoccupato su possibili modifiche legate agli scatti di anzianità e all’aumento dell’orario di lavoro, oltre che delle mansioni.

Dati tali timori, Gilda degli Insegnanti richiama i docenti di tutte le scuole ad astenersi dal lavoro nelle giornate del 15 e del 16 novembre, al fine di “aderire alle iniziative di protesta organizzate dalle sedi provinciali del sindacato”. A Roma, proprio domani 16 novembre, si terrà una manifestazione di protesta in zona Esquilino, presso l’Itis Galilei, a cui parteciperò anche il coordinatore nazionale del suddetto sindacato, Rino Di Meglio.

SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU FACEBOOK E TWITTER

PER RIMANERE AGGIORNATO ISCRIVITI AL FORUM