Sanatoria avvisi: proposta bocciata, ma arriva scudo fiscale
Sanatoria avvisi: proposta bocciata, ma arriva scudo fiscale
A Palazzo Madama è arrivato un secco no da parte della commissione Bilancio per quanto riguarda la sanatoria sugli avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate. L’emendamento al decreto fiscale è stato infatti bocciato, come ha reso noto il relatore al provvedimento del Pd Silvio Lai.
La proposta voleva appunto “abbonare” le sanzioni – che su un avviso corrispondono al 30% della somma totale – e gli interessi ai contribuenti che, quindi, si sarebbero trovati a pagare un conto meno salato. Tutto ciò andando ad onorare l’intero pagamento entro maggio 2018 o, in alternativa, attraverso quattro rate, due da versare nel 2018 e due nel 2019. Gli avvisi in questione erano tutti quelli previsti dagli articoli 36-bis e 36-ter del Dpr 600 del 1973 – testo che disciplina appunto gli accertamenti notificati fino al 16 ottobre 2017. Le fattispecie previste erano le più comuni, come mancati versamenti delle imposte o errori formali nella compilazione della dichiarazione dei redditi.
No sanatoria avvisi, sì scudo fiscale
Se la proposta di una sanatoria sugli avvisi dell’Agenzia delle Entrare non ha avuto successo, quella riguardante un nuovo scudo fiscale ha avuto maggior fortuna. Ma chi riguarda? Tutti coloro che sono ex lavoratori e residenti all’estero e i transfrontalieri; tali soggetti potranno sanare depositi su conti correnti e libretti di risparmio esteri (compresi gli introiti dalla vendita di immobili) versando il 3% forfait.
Tali modifiche – contenute nel decreto fiscale collegato alla manovra 2018 – sono state approvate dalla commissione Bilancio del Senato a seguito della proposta di emendamento di cui è stato primo firmatario Claudio Micheloni (Pd – residente in Svizzera, eletto in circoscrizione estero). I tempi di accertamento, tra l’altro, sono stati prolungati fino al 30 giugno del 2020.
Infine, sempre approvate all’interno del decreto fiscale ci sono le misure post-sisma. Fino al 31 dicembre del 2020 sono infatti state sospese anche le rate dei mutui su prime case e attività produttive che risultino distrutte o parzialmente inagibili, presenti all’interno delle zone rosse istituite nei Comuni del centro Italia che sono stati colpiti dal terremoto dell’estate 2016. Ma non solo: tali disposizioni si allargano anche ai Comuni del cratere del terremoto dell’Aquila del 2009 e delle Marche del 1997.