Sondaggi elettorali SWG, calano tutti tranne il M5S, che ora è primo partito
Forse è colpa della crescita dell’astensione, che riprende a salire dopo il calo di settimana scorsa.
Fatto sta che le due principali coalizioni appaiono in calo nell’ultima rilevazione SWG. Il PD torna alle percentuali del 2013 e perde lo scettro di primo partito a favore del Movimento 5 Stelle. Anche i suoi possibili alleati minori come Campo Progressista non se la cavano bene. Anzi.
Arretra pure Forza Italia, e non bastano i modesti progressi della Lega a compensare, così il centrodestra perde decimi di punto.
A tutto vantaggio del Movimento 5 Stelle, che rimane ultimo a livello di coalizioni, ma diviene il primo partito. Seppure su valori inferiori a quelli attribuiti da altri istituti.
In leggera crescita la sinistra radicale, soprattutto grazie a Sinistra Italiana. In quest’area ancora non c’è piena chiarezza sulla possibile partecipazione a una coalizione con il PD, cosa da cui probabilmente dipenderanno anche le intenzioni di voto.
Ma vediamo i numeri del sondaggio, come sempre realizzato su un campione di 1000 persone con metodo CATI-CAMI-CAWI.
Sondaggi elettorali, Movimento 5 Stelle primo al 26,5%
Al primo posto si posiziona il Movimento 5 Stelle, che con il 26,5% cresce del 1,1% rispetto a settimana scorsa.
Supera il PD che perde 4 decimi e si porta al 25,9%.
Ferma al 2,5% Alternativa Popolare. Totalmente la possibile coalizione di centrosinistra avrebbe il 32%, a causa anche del calo dei possibili alleati di Campo Progressista, -0,4% al 1,2%, e dei radicali.
Prima coalizione rimarrebbe il centrodestra con il 33,3%, -0,7% rispetto a settimana scorsa, frutto del calo di 7 decimi di Forza Italia, al 13,6%, della crescita del 0,35 della Lega Nord, al 14,8%, del calo di Fratelli d’Italia, ora al 4,3%.
Cresce invece di 3 decimi Sinistra Italiana, al 2,4%, e così assieme al 2,8% di MDP e all’1% di Rifondazione l’area di sinistra è al 6,2%, +0,2% rispetto a settimana scorsa.
Su di mezzo punto gli altri partiti più piccoli, che ora sono globalmente al 2%. E, fatto rilevante, cresce del 2,5% l’astensionismo, ora al 41,7%