Pensioni ultime notizie: età pensionabile, Damiano ‘contributi dimenticati’
Ancora le pensioni al centro dell’attenzione politica di questi giorni. Su età pensionabile governo e sindacati sono ai dettagli per quanto riguarda il blocco. A questo proposito Cesare Damiano ha voluto comunicare il suo pensiero attraverso una nota. Secondo l’ex Ministro non bisogna dimenticarsi dei contributi per la pensione di anzianità. Nel complesso il giudizio è positivo, ma servono ancora urgenti misure in favore delle generazioni future. Ecco le dichiarazioni.
Pensioni ultime notizie: Damiano su blocco età pensionabile
“Nell’incontro tra Governo e Cgil, Cisl e Uil, sul tema delle pensioni, si sono registrate alcune positive novità anche se non ancora risolutive. La prima, riguarda il blocco dell’innalzamento dell’età pensionabile anche per le pensioni di anzianità. Importante perché fin qui si è parlato quasi esclusivamente del passaggio dai 66 anni e 7 mesi ai 67; ma si è dimenticato che aumenteranno di 5 mesi anche i contributi necessari per andare in pensione di anzianità (da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 3 mesi per gli uomini; un anno in meno per le donne)”.
Pensioni ultime notizie: categorie gravosi e Ape social
“Bloccare anche questo meccanismo per le 15 categorie dei lavori gravosi è sicuramente un passo importante. La seconda novità è l’istituzione di un Fondo nel quale versare i potenziali risparmi di spesa dell’APE social; con l’obiettivo di consentirne la proroga al 2019 e la successiva messa a regime”. Secondo Damiano “non è da sottovalutare, soprattutto se si dovesse aprire la possibilità di rendere strutturale e non più soltanto sperimentale l’anticipo pensionistico. In questo modo, i 63 anni potrebbero diventare la nuova età di riferimento (volontaria) per chi svolge i lavori gravosi; poi per le nuove generazioni con le pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo”.
Pensioni ultime notizie: misure per i giovani
Infine il presidente di Commissione lavoro ha voluto precisare cosa ancora non è stato fatto. “Suggeriamo di rivedere al ribasso la regola che costringerà i giovani. Quelli che dopo il 2030 sceglieranno di andare in pensione a 63 anni, ad avere un assegno previdenziale almeno 2,8 volte il minimo pensionistico. Un traguardo difficile da raggiungere per chi svolge un lavoro discontinuo: abbassiamo l’asticella. Nel confronto di oggi un altro passo avanti è stato compiuto, ma occorre uno sforzo ulteriore”. La strada per questo è ancora in salita.