Integrazione europea. Sempre: continua, ma aperta anche a modifiche sensibili. E’ questo il messaggio di fondo che Giorgio Napolitano dà dalla Slovenia, nazione che da 10 anni è entrata nell’Unione Europea.
Il Capo dello Stato vede i margini per possibili cambiamenti alle istituzioni concretizzate a Maastricht nel 1992. Ma nessun passo indietro sull’Unione. L’integrazione deve andare avanti e, in questo delicato periodo per l’economia del vecchio continente, la crescita è la via da seguire. Napolitano, da Sveta Gora (a pochi chilometri dal Belpaese), ammonisce l’unione dei 28 paesi: “da quando sono stati firmati i trattati di Roma siamo consapevoli dei limiti e delle insufficienze che ha presentato la costruzione della Unione Europea”.
La visita nel paese, che fino a pochi decenni fa era amministrato dalla dittatura jugoslava del maresciallo Tito, nasce in conseguenza dell’anniversario dello scoppio della prima guerra mondiale. Al tempo in quegli scenari si fronteggiavano le truppe del Regno d’Italia e le milizie dell’Impero Austro-Ungarico. Oggi Napolitano e Borut Pahor, Presidente della Slovenia, hanno inaugurato la ‘panchina della pace’. Il mondo cambia.
E come il sistema politico globale è mutato, l’ex migliorista rilancia la crescita Ue: è doveroso “trasformare l’Ue e nel reagire a qualsiasi tentazione distruttiva e a qualsiasi rischio di dissoluzione di questo patrimonio irreversibile nell’interesse della pace e dei nostri popoli”. E, seppure si siano fatti passi da gigante a livello di integrazione, Napolitano esprime nuovamente il concetto: “dal 1957 di strada ne abbiamo fatta tantissima, tra molti alti e bassi. La costruzione dell’Europa ha conosciuto molti momenti di crisi, nessuno però così grave come il periodo che stiamo vivendo, da 7-8 anni. Ma nel passato la comunità ha saputo superare crisi che erano essenzialmente nei rapporti politici tra gli Stati membri e sono sicuro che supererà anche questa profonda crisi che ci ha colpito negli ultimi anni”.
Daniele Errera